Di chi sono i dati generati dagli utenti all’interno dei social network? E’ intorno a questa domanda fondamentale che ruota la querelle giudiziaria che coinvolge, ormai da mesi, Facebook e l’aggregatore di social network brasiliano Power.com.
Tutto è cominciato il 31 Dicembre 2009, quando i legali di Facebook hanno avviato una causa contro Power per violazione delle leggi statunitensi sul copyright. Sotto accusa, in particolare, la policy con la quale Power richiedeva agli utenti le username e password da loro impiegate sui vari social network (Facebook compresa) promettendo in cambio la possibilità di visualizzare in un ambiente unico (quello di Power, appunto) tutti gli aggiornamenti relativi a tutte le piattaforme di conversazione online. Una proposta irricevibile per gli avvocati di Zuckemberg e compagni, secondo i quali Power offriva
un prodotto che richede, immagazzina e reimpiega le informazioni di login di Facebook allo scopo di accedere senza autorizzazione all’informazione contenuta sui computer di Facebook e di mostrare senza permesso materiale Facebook soggetto a copyright
Il colpo era stato forte per l’aggregatore brasiliano, che aveva immediatamente provveduto ad escludere Facebook dal novero dei social network da esso raggiungibili.
Nei giorni scorsi, però, è arrivato il nuovo colpo di scena. Power ha a sua volta citato in giudizio Facebook presso una corte di Stato del Nord California, negando ogni addebito ed accusando anzi la controparte di pratiche di mercato anti- concorrenziali.
Il punto fondamentale portato dagli avvocati di Power è che i dati inseriti dagli utenti all’interno dell’ambiente Facebook appartengono solo e soltanto agli utenti medesimi, e che Zuckemberg e soci non hanno alcun titolo a imporre restrizioni all’impiego delle informazioni da parte dei legittimi proprietari.
Nel documento depositato dai legali di Power si legge tra l’altro:
Il sito di Facebook è pieno di riferimenti ai ‘contenuti degli utenti’. Questi ‘contenuti degli utenti’ comprendono ‘foto, profili, messaggi, note, testi, informazioni, musica, video, pubblicità, liste e altri contenuti che vengano caricati, pubblicati o mostrati dagli utenti stessi. [Ma] questi dati non appartengono a Facebook. Appartengono ai navigatori che li inseriscono. Facebook sta cercando di evitare che Power dia agli utenti degli strumenti che permettano a questi ultimi di controllare le proprie informazioni.
Su questa base, Power chiede che la precedente causa venga risolta a proprio favore e che venga confermata dal giudice la presenza di “pratiche anti- concorrenziali” da parte di Facebook.
Si tratta di una mossa molto importante per l’aggregatore brasiliano- il cui servizio risulta ovviamente molto meno appetibile nel momento in cui non consente il collegamento a. Ma si tratta anche di un test importante per Facebook, le cui politiche di impiego dei dati personali degli utenti continuano a destare perplessità tra gli addetti ai lavori.
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