Non ammette nessuna colpa, però è disposto a pagare 9,5 milioni di dollari nel patteggiamento. È questa la posizione di Facebook nei confronti della class action intentata da più di tre milioni di utenti statunitensi, che accusano il social network di aver violato la loro privacy monitorando e pubblicando i dati dei loro acquisti online.
Le violazioni sarebbero state perpetuate attarverso il programma “Beacon”, un’applicazione interna a Facebook che rendeva visibili sulla pagina comune a tutti gli “amici” i dati degli acquisti effettuati da alcuni utenti su vari siti, tra cui Blockbuster e Overstock. Il “caso-bandiera” della class action è rappresentato dalla mancata sorpresa di Natale della moglie di Sean Lane, uno dei querelanti. La donna aveva infatti letto su Facebook “Sean Lane bought 14k White Gold 1/5 ct Diamond Eternity Flower Ring from overstock.com“, scoprendo così in anticipo che il marito le aveva comprato l’anello di diamanti per Natale.
Dal canto suo Facebook ha rigettato nettamente l’accusa e si è dichiarato pronto ad andare al processo, salvo poi concordare un patteggiamento che prevede che il social network istituisca un fondo di 6 milioni di dollari a favore di organizzazioni che si occupino di questioni legate alla privacy. Il fondo, chiamato Digital Trust Fund, sarà gestito da soli tre membri, di cui uno è il direttore della public policy di Facebook. Un particolare che non poteva non destare critiche da parte delle comunità sulla privacy.
Nel patteggiamento da 9,5 milioni di dollari sono incluse anche le spese legali: Facebook dovrà pagare le parcelle degli avvocati dell’accusa per un totale di circa 3 milioni di dollari (si è calcolato che i legali abbiano riscosso circa 500 dollari l’ora).
Gli utenti invece hanno ricevuto ben poco; degli stimati 3,6 milioni di partecipanti alla class action solo alcuni hanno potuto ottenere un risarcimento di qualche migliaio di dollari, appellandosi al Video Privacy Protection Act, una legge volta a tutelare la privacy di chi noleggia audiovisivi.
Durante la stesura dell’accordo preliminare (già accattato dal giudice che dovrà sancirne l’equità in una seduta alla fine di febbraio) i legali di Facebook hanno voluto aggiungere una nota per specificare che il patteggiamento non può essere in alcun modo inteso come una prova della colpevolezza di Facebook che infatti nega di aver compiuto una qualsivoglia azione criminosa.
In un’intervista l’avvocato di punta della squadra del Social Network ha dichiarato che il patteggiamento è solo un compromesso volto ad evitare di perdere cinque anni dietro un processo e un appello.
Aggiungi commento