Registrare abusivamente un film che viene proiettato al cinema: è quello che viene definito camcording (videocamera recording) ed è la pratica alla base della diffusione di gran parte dei film protetti da copyright scaricabili illegalmente dalla rete. Nemico numero uno delle associazioni antipirateria di tutto il mondo, il camrecorder più comune è di solito un giovane spettatore che introduce abusivamente in sala una piccola videocamera con la quale cattura il film (inevitabilmente corredato di tutti i rumori del cinema, dalle risate agli sternuti), ma può essere anche lo stesso proiezionista che, durante le proiezioni di prova, registra in tutta comodità la pellicola senza interferenze di sorta.
Sono recenti le notizie delle scoperte di alcune pratiche di camrecording nei cinema europei. Dalla Francia giunge la notizia di un disoccupato ventenne condannato a quattro mesi di prigione (con sospensione della pena) e al pagamento di una multa simbolica di un euro per aver filmato abusivamente il film Bangkok Dangerous in una sala cinematografica di Caen.
Rimane invece avvolto nel mistero l’esito di una recente sentenza della Corte Suprema Norvegese. Pare che il produttore del film Max Manus, colossal locale da record di incassi, abbia commissionato un’indagine sull’origine di una copia illegale del film che circolava in rete riuscendo così ad identificare l’indirizzo IP da dove aveva avuto origine la diffusione del file. La produzione del film ha chiesto quindi all’ISP di rivelare l’identità dietro il numero IP ma il provider si è rifiutato e il caso è finito davanti al giudice. L’esito del verdetto è stato però coperto da segreto su richiesta dei legali del produttore per il presunto pericolo di inquinamento delle prove. Ora dalla rete sorgono voci che reclamano il diritto a sapere se in questo caso siano da considerarsi legittime le richieste di identificazione di un IP da parte di un privato.
Aggiungi commento