La legge Hadopi, che prevede la sospensione della connettività per gli utenti con ampio traffico in download dopo tre preavvisi, è in vigore in Francia da poco più di sei mesi ma è già uscita una prima ricerca volta a indicare quali conseguenze abbia avuto sul fenomeno della pirateria. Si tratta di uno studio condotto dall’Università di Rennes in collaborazione con il laboratorio M@rsoin per il quale sono state intervistate telefonicamente 2000 persone della regione della Bretagna alle quali si è chiesto di rispondere, in forma totalmente anonima, ad alcune domende sulle pratiche di consumo di musica e film online.
La ricerca ha individuato tre categorie di utenti basate sule modalità di fruizione dei contenuti: i «pirati Hadopi» (che utilizzano i software peer-to-peer oggetto delle restrizioni di legge), i «pirati non-Hadopi» (che utilizzano altre tecnologie quali lo streaming, il download su server remoti, i newsgroup, l’utilizzazione di un VPN) e i «non pirati» (che consumano musica e film legalmente).
“Tra coloro che hanno smesso di scaricare nelle reti peer-to-peer (dopo l’adozione della legge hadopi), solo un terzo ha rinunciato a ogni forma di pirateria informatica, mentre gli altri due terzi si sono rivolti a pratiche alternative di pirateria che sfuggono alla legge hadopi come lo streaming illegale o il download su server remoti” indicano i ricercatori. “La riduzione del numero di internauti che usano le reti peer-to peer si è dunque accompagnata a un rialzo delle altre forme di piarateria non tenute in conto dalla legge Hadopi (+ 27%)“.
I grafici della ricerca sono chiari nel delineare visivamente lo spostamento da una tecnologia all’altra nella fruizione illegale di contenuti audio e video. Nel dettaglio di un aumento generale della pirateria del 3% corrisponde infatti una diminuzione di utilizzatori del p2p ed un aumento nell’uso di altri sistemi informatici.
Ma c’è anche una notizia positiva per il mercato: i ricercatori assicurano che i pirati sono i migliori consumatori di beni culturali. Mentre solo il 17 % dei “non pirati” afferma di comprare musica o film su internet, questa pratica legale è invece adottata dal 47% degli utilizzatori di p2pi e dal 36% di quelli che usano delle tecniche non coperte dalla legge Hadopi.
Lo studio dell’università di Rennes ha suscitato qualche perplessità. In Italia un articolo apparso sul Corriere Online sottolinea il fatto che, sebbene la legge Hadopi sia in vigore, “l’autorità non ha ancora avviato le operazioni di monitoraggio e punizione degli utenti. Non è stata cioè spedita nessuna lettera di avviso, a causa dell’ennesimo intoppo burocratico in cui si è imbattuto il provvedimento.” L’intoppo burocratico di cui si parla è il parere finale del Consiglio Costituzionale sulle conseguenze per la privacy degli utenti.
A prescindere dal valore effettivo dei risultati conseguiti dallo studio universitario un dato appare comunque certo: l’intervento legislativo sulle tecnologie attraverso filtri e censure non si è ancora rivelato efficace per combattere la pirateria.
Aggiungi commento