Il governo del Regno Unito si allinea a quello francese nel tentativo di contrastare la pirateria digitale attraverso l’attribuzione di responsabilità agli internet provider . Giovedì scorso è stato approvato in via definitiva – manca solo il formale “assenso reale” – il Digital Economy Bill, un disegno di legge che introduce sanzioni ai fornitori di connettività, blocchi permanenti ai siti e disconnessioni per gli utenti che praticano il file-sharing.
La normativa, fortemente voluta dal Partito Conservatore e debolmente contestata dai Laburisti, prevede che l’Autorità sulle Comunicazioni anglosassone possa ordinare agli ISP di infliggere blocchi di velocità, restringimenti di banda e interruzione del servizio di connessione a internet per gli utenti sospettati di infrangere le leggi sul copyright. Se i service provider dovessero mancare di applicare queste misure tecniche contro i propri clienti potranno essere puniti con multe fino a 250.000 sterline.
Naturalmente la contestazione sta letteralmente infuriando tra i moviementi inglesi per la rete libera – Open Rights Group ha reagito alla notizia dell’approvazione del DEBill con una incisiva campagna di protesta contro la limitazione all’accesso alla rete – ma non solo. Anche i gruppi difensori della privacy gridano allo scandalo per una legge che obbligherà i fornitori di servizi internet a monitorare continuamente l’attività dei propri clienti, almeno in termini di traffico e di uso di banda Le associazioni dei consumatori sono invece preoccupate per la possibile tempesta di ingiunzioni legali e blocchi che potrà abbattersi su molti utenti innocenti, dal momento che a un indirizzo IP può essere usato, anche da estranei, all’insaputa del titolare del contratto di connettività.
La parte del disegno di legge che però suscita le critiche più numerose riguarda la clausola che garantisce al Segretario di Stato, Lord Mandelson, l’autorità di ordinare il blocco a un sito “che la corte ritenga sia stato, sia o possa essere usato in conessione con un attività che infrange il copyright”. Alcuni deputati dei Democratici Liberali hanno sollevato obiezioni durante l’approvazione della legge, sostenendo che questa clausola potrebbe portare al blocco di siti che pubblicano fughe di notizie, come Wikileaks, o che potrebbe anche essere applicata a Google, dal momento che “può essere usato” in connessione con attività illegali. Anche Richard Stallman, fondatore del progetto GNU e della Free Software Foundation ha aspramente criticato il Digital Economy Bill con un sarcastico articolo pubblicato sul Guardian.
C’è comunque chi si è dichiarato soddisfatto dell’approvazione del governo a questa legge: “UK Music dà il benvenuto alla creazione del Digital Economy Act” ha dichiarato Feargal Sharkey,CEO di UK Music, “L’industria musicale britannica non ha la necessità di guardarsi indietro e, come abbiamo più volte sottolineato, la normativa non è un punto d’arrivo. Si tratta di uno sprono all’azione, noi siamo consapevoli che il vero lavoro comincia ora“.
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