Questa settimana è stato reso pubblico il testo dell’ACTA, l’accordo commerciale anti contraffazione, allo stato attuale del negoziato. La pubblicazione giunge dopo due anni e otto sessioni di incontri blindati durante i quali i rappresentanti di alcuni governi mondiali (Australia, Canada, Unione Europea, Giappone, Corea, Messico, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore, Svizzera e USA) si sono incontrati per redigere un accordo multilaterale che definisse disposizioni comuni per la repressione del reato di contraffazione, in cui sono incluse anche le sanzioni obbligatorie da applicare per le violazioni del copyright.
L’Unione Europea è stata il principale promotore della decisione di rendere noto al pubblico il documento confidenziale. Il testo dell’accordo, pubblicato sulla pagina web della Commissione del Commercio della UE , è presentato da una dichiarazione del Commissario Karel de Gucht: “Il testo rende chiaro di cosa tratta l’ACTA veramente: garantirà alla nostra industria e ai creatori di contenuti una migliore protezione nei mercati oltreoceano che è essenziale per far prosperare i nostri affari. Non avrà un impatto negativo sui cittadini Europei.“
La puntualizzazione non è casuale. Da tempo infatti fughe di notizie e indiscrezioni hanno anticipato alcuni aspetti dell’accordo che suscitano grandi preoccupazioni tra i gruppi difensori delle libertà civili in rete. In particolare si era parlato della proposta di introdurre una regola dei tre avvisi, in stile Hadopi, per tutti i paesi coinvolti. L’Unione Europea assicura che “le preoccupazioni specifiche, sollevate dalla società civile, sono infondate. Nessuna parte implicata nell’accordo ha proposto di introdurre un’obbligatoria regola dei “tre avvisi” o del “responso graduale” per combattere la violazione del diritto d’autore e la pirateria su internet.“
Nonostante le rassicurazioni della Commissione Europea, in seguito alla pubblicazione ufficiale del testo ACTA i gruppi a favore delle libertà di espressione su internet sono in stato di allarme. Sebbene l’accordo non prescriva una Hadopi internazionale, le misure proposte per reprimere la pirateria sembrano avere un impatto persino maggiore sulla vita dei cittadini.
Si contesta il fatto che l’ACTA autorizzi l’applicazione di misure che possano preventivamente impedire violazioni del copyright – come sequestri, blocchi di accesso e oscuramenti ai siti sospettati – su semplice ingiunzione del privato che ritiene di detenere il relativo monopolio sulla proprietà intellettuale.
Viene inoltre criticata la definitiva attribuzione di responsabilità al fornitore di servizi sui contenuti da esso veicolati – anche nel caso di semplici link – e il relativo ampliamento della definizione di provider come entità che fornisca trasmissione, routing o fornitura di connessione alle comunicazioni (inclusi quindi social network e motori di ricerca). In particolare viene evidenziato il contrasto tra questa proposta e i precedenti orientamenti europei in materia.
Importanti critiche all’accordo giungono anche dal fronte del software libero dove si parla di attacco diretto all’open-source nella parte dell’ACTA che proibisce la costruzione, importazione e circolazione di una tecnologia che abbia come scopo primario o secondario l’aggiramento di qualsiasi misura tecnologica di protezione, dal momento che i media con protezione DMR non possono essere letti dai software liberi.
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