Si deve a due informatici canadesi l’ideazione del Quit Facebook Day, la giornata della cancellazione da Facebook, fissata per il 31 Maggio. Si tratta di un’iniziativa di protesta contro il modo in cui il social network sta trattando i dati personali dei suoi utenti: in occasione del Quit Facebook Day si invitano tutti coloro che hanno a cuore la propria privacy a cancellare il proprio profilo.
L’iniziativa sta riscuotendo un discreto successo, soprattutto sulla scia delle polemiche suscitate dall’ultima trovata commerciale di Facebook, la cosiddetta “instant personalization” che prevede che siti esterni al social network possano accedere ai dati degli utenti quando questi transitano sulle loro pagine.
Ma non è solo quest’ultima intrusione il motivo del malcontento sempre più esteso nei confronti di Facebook. Recenti articoli hanno evidenziato un percorso di progressiva erosione della capacità di controllo dei propri dati offerta agli utenti del servizio (per una rapida panoramica dello stato della privacy dei profili di FB nel tempo, un ricercatore dell’IBM Center for Social Software ha ideato una pratica visualizzazione grafica).
Come se ciò non bastasse, l’orientamento sprezzante della tutela dei dati personali della policy interna al Social Network era stato chiaramente esplicitato dal suo fondatore Mark Zuckerberg che all’inzio di quest’anno aveva dichiarato che “la privacy è un concetto ormai superato“.
In evidente disaccordo con lui alcuni senatori degli Stati Uniti recentemente hanno indirizzato al social network una lettera nel quale si invitava l’amministrazione a migliorare la tutela dei dati personali degli utenti. In seguito anche il Working Party, il gruppo dei Garanti dei dati personali dell’unione Europea, ha richiamato Facebook in una lettera di aperta critica.
La tempesta di polemiche questa settimana ha trovato una risposta da parte del social network. Facebook ha dichiarato che renderà più semplici i meccanismi di protezione dei propri dati per gli utenti, annunciando l’introduzione di un unico bottone per disabilitare l’intrusione nel loro profilo di terze parti.
Mercoledì Mark Zuckerberg ha scritto nel suo blog una lunga lettera di spiegazioni sui nuovi controlli della privacy, che a tratti assume toni di scusa:
Ogni volta che facciamo un cambiamento proviamo a imparare dalle lezioni passate, e ogni volta facciamo anche nuovi sbagli. Siamo lontani dalla perfezione, ma sempre facciamo del nostro meglio per costruire il miglior servizio per voi e per il mondo.
L‘Electronic Frontier Foundation, da sempre in prima linea in materia di privacy, ha commentato positivamente la risposta di Facebook, tuttavia ha puntualizzato che non è che il primo passo. Molta strada resta ancora da fare per garantire agli utenti del servizio un pieno controllo dei propri dati. Ad esempio, anche se è stata facilitata la procedura di opt-out, la famigerata instant personalization rimane un’impostazione di default. Per un’analisi precisa delle implicazioni negative sui dati personali che persistono su Facebook si rimanda all’articolo dell’EFF.
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