La responsabilità del fornitore di servizi sui contenuti generati dagli utenti eccheggia anche nelle notizie provenienti dai paesi del sud dell’Asia dove la censura governativa è una pratica sovente applicata.
Così, non sembra aver fatto distinzioni tra servizio e contenuto il governo di Lahore, Pakistan, dove Facebook, youTube e altri 800 siti sono stati totalmente oscurati per dieci giorni per aver pubblicato immagini ritenute sacrileghe dalla religione islamica. L’accesso alla maggioranza dei siti è stato ripristinato in seguito a una richiesta del ministro degli interni Rehman Malik, che pare essere utente di diversi social network.
Solo per Facebook, colpevole di ospitare la pagina di un concorso di caricature sul profeta Maometto, è stato necessario attendere l’autorizzazione dell’Alta Corte di Giustizia, che ha concesso lo sblocco del sito dodici giorni dopo l’oscuramento. La Corte ha tuttavia chiesto al Governo di sviluppare un filtro che garantisca il blocco delle pagine offensive per l’Islam pubblicate sul social network.
La pagina del concorso “Everybody draw Muhammad Day” ha creato problemi a Facebook anche in Bangladesh. L’idea del concorso era nata per protestare contro le minacce dei fondamentalisti islamici ai disegnatori di South Park, il cartone animato satirico che nella sua duecentesima puntata ha mostrato Maometto travestito da orsacchiotto. Tuttavia la pagina nella quale si invitava la gente ad inviare disegni del profeta è stata considerata offensiva dal governo di Dacca, in quanto, secondo alcune interpretazioni, l’Islam vieta di raffigurare Maometto.
Il Governo ha così ordinato agli ISP locali di bloccare l’accesso a Facebook fino a data da destinarsi. Secondo quanto dichiarato dal presidente provvisorio della Commissione per la regolazione delle telecomunicazioni, Mahmud Delwar, la decisione è stata presa perché il sito ha “ferito la sensibilità religiosa della maggioranza musulmana della popolazione”, ma comunque “Facebook sarà riaperto nel momento in cui saranno cancellate tutte le pagine che contengono queste immagini odiose”.
Naturalmente, non tutta la comunità araba è in linea con la censura di questi paesi. Nihad Awad, attivista musulmano americano dei diritti civili e Direttore Esecutivo del Council on American-Islamic Relations (CAIR), ha scritto un interessante articolo sull’argomento nel quale dichiara:
La risposta migliore e più produttiva a campagne bigotte come “Everybody Draw Muhammad Day” non è offrire meno comunicazione, ma offrirne di più – e non limitare il libero flusso delle idee con misure come il blocco di Facebook.
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