Dopo The Pirate Bay, un altro storico strumento per la condivisione di file online è sull’orlo della chiusura definitiva per concorso in violazioni del copyright. Questa volta si tratta di Limewire, il popolare software di file-sharing americano che si stima essere usato da quattro milioni di utenti nel mondo.
Creato nel 2000, dal 2006 Limewire è stato coinvolto dalla RIAA (Record industry association of America) in una causa legale che si è recentemente conclusa con una decisione a favore dei discografici. All’inizio di maggio il giudice Kimba Wood ha decretato che il gruppo Lime, che gestisce Limewire, è colpevole di induzione alla violazione del copyright. La decisione del giudice si basa sulla considerazione che i gestori del softwarep2p, pur essendo pienamente consapevoli delle pratiche illegali perpetrate attraverso il servizio, non abbiano preso provvedimenti adeguati per arginare il fenomeno, e anzi ne abbiano tratto un considerevole vantaggio economico. La sentenza non si discosta quindi dalle decisioni dei due precedenti casi, MGM vs. Groekster e A&M Records vs. Napster, rispettivamente nel 2005 e nel 2001, che hanno sancito la chiusura di due tra i più noti programmi per il file-sharing.
Il giudice Wood ha tempo fino al prossimo gennaio per decidere l’ammontare del risarcimento danni che Limewire dovrà pagare ai discografici. Nel caso peggiore Mark Gorton, CEO del Lime Group, potrebbe essere costretto a risarcire 450 milioni di dollari. Nel frattempo la RIIA ha presentato una richiesta formale alla Corte per fare cessare immediatamente ogni attività connessa al software di condivisone file, allo scopo di prevenire ulteriori danni all’industria. Ora Limewire ha due settimane di tempo per dimostrare di aver attuato precauzioni contro il download illegale, altrimenti dovrà chiudere.
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