In occasione del Convegno “Il futuro della responsabilità sulla rete. Quali regole dopo il caso Google/Vividown?” mi sono occupata dell’affascinante tema della memoria della Rete e del diritto all’oblio.
L’articolo, completo, è in corso di pubblicazione ne “Il diritto dell’informazione e dell’informatica, 2010, n.3.
Qui ne anticipo l’abstract.
La memoria della Rete è un tema di enorme suggestione e all’attenzione di studiosi di diverse discipline, fra i quali i giuristi.
Il tema è oggi alla ribalta dopo la pubblicazione del volume del 2009 di Viktor Mayer-Schönberger, recentemente tradotto in italiano per i tipi di Egea, il cui titolo è “Delete”.
Tuttavia, la traduzione italiana cambia il sottotitolo dell’opera, che nell’originale è “The virtue of forgetting in the digital age”, e che in italiano diventa “Il diritto all’oblio nell’era digitale”, assumendo così un diverso significato giuridico.
La diversa traduzione innesca una serie di domande, di grande interesse per i giuristi.
Esiste un diritto all’oblio nel digitale? Di “virtù” di dimenticare o di “diritto” di dimenticare si tratta? E come si declina il diritto all’oblio nel digitale?
Oggi, fuori dalla Rete, il diritto di fare cancellare informazioni e dati è sottoposto ai vincoli che derivano dal diritto all’oblio e dal diritto alla protezione dei dati personali.
Bisogna, dentro la Rete, introdurre un nuovo diritto al controllo? Un controllo, per così dire, ad nutum? Un diritto all’autodeterminazione informativa che divenga un diritto assoluto, sciolto da ogni vincolo? Ritengo di no. Sarebbe l’esasperazione e l’estremizzazione di un diritto all’autodeterminazione informativa.
Bisogna, invece, pensare a nuovi modelli normativi e negoziali e a nuove tecnologie che prevedano di limitare nel tempo il trattamento dei dati e tecnologie che lo consentano.
Bastano il diritto all’oblio e il diritto alla protezione dei dati personali del mondo digitale? Credo di sì, con alcuni necessari aggiustamenti, quali la revisione del modello di protezione dei dati personali, e con il necessario supporto della tecnologia.
La cancellazione assoluta, sciolta da ogni vincolo, dal web è dunque un’opportunità, un’esigenza, una virtù, la virtù di dimenticare nell’era digitale, se vogliamo riprendere le parole di Mayer-Schönberger, ma non un diritto.
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