È indirizzata al Presidente Barack Obama la lettera aperta nella quale si chiede di porre fine all’appoggio ufficiale dell’Agenzia per il Commercio degli Stati Uniti alle negoziazioni dell’ACTA, il trattato anti-contraffazione che detta nuove regole internazionali per la protezione della proprietà intellettuale.
La richiesta giunge da alcuni fra i più autorevoli accademici dei dipartimenti di legge americani, tra cui Lawrence Lessig, che criticano le modalità con cui da sette anni viene portato avanti il negoziato internazionale.
In primo luogo, la lettera solleva la questione della segretezza. I negoziati dell’ACTA sono stati portati avanti in sedute a porte chiuse a cui hanno partecipato i rappresentanti dei poteri economici coinvolti dal trattato, senza controparte. In particolare, la scelta di non rendere trasparente la fase di stesura dell’accordo è stata voluta proprio dagli Stati Uniti, nonostante il parere contrario degli altri paesi partecipanti.In sette anni è stata prodotta una sola bozza ufficiale (nell’aprile 2010), che non è mai stata discussa dall’Agenzia del Commercio USA in un dibattito pubblico. Da allora i rappresentanti degli Stati Uniti si sono sempre opposti alla pubblicazione di versioni aggiornate del trattato.
Secondo gli accademici questo comportamento è in contrasto con le promesse di trasparenza e apertura che hanno caratterizzato la campagna elettorale del Presidente degli Stati Uniti. Dal momento che la difesa della proprietà intellettuale non rientra nelle questioni di sicurezza nazionale, la segretezza dei negoziati potrebbe riflettere il trattamento speciale riservato ad alcuni particolari portatori di interessi commerciali.
Il secondo motivo di preoccupazione dei giuristi riguarda l’incostituzionalità di un accordo esecutivo stipulato sul fronte internazionale. L’ACTA infatti non è un semplice trattato, ma un documento che contiene disposizioni esecutive che usurpano l’autorità del Congresso degli Stati Uniti sulle politiche di tutela della proprietà intellettuale, andando a creare una sovrapposizione di regole che può destare dubbi in ambiti di difficile interpretazione, come nel caso dei cosiddetti orphan works. Questo tipo di accordo, inoltre, potrebbe anche influenzare l’interpretazione della legge degli Stati Uniti nei tribunali.
I firmatari della lettera aperta chiedono quindi che il trattato sia rivisto in una seduta del Congresso, nella quale verrebbe naturalmente sottoposto al dibattito pubblico.
In terzo luogo, secondo gli accademici, l’accordo è stato presentato al pubblico degli Stati Uniti in modo fuorviante. Il nome stesso – Anti-Counterfeiting Trade Agreement – è impreciso dal momento che l’accordo non è tanto incentrato sulle misure anti-contraffazione dei beni commerciali quanto piuttosto sulla tutela dei “beni della conoscenza”, che non sono in alcun modo contraffatti, e che riguardano aspetti della vita di ogni cittadino americano.
La conclusione dei professori firmatari del documento è che un accordo di tale portata debba essere necessariamente discusso pubblicamente, in una seduta registrata e aperta ai rappresentanti della società civile, prima di essere definitivamente sottoscritto dagli Stati Uniti.
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