La Federal Trade Commission, Autorità Garante alla tutela dei consumatori negli Stati Uniti, ha recentemente dichiarato di essere in contatto con la compagnia Adobe per risolvere il “problema di Flash”.
La questione riguarda i Local Shared Object, piccoli file che si installano sul disco rigido degli utenti quando utilizzano un’applicazione in linguaggio Flash, come ad esempio un videogioco online o un filmato interattivo. Questi file sono il corrispettivo dei normali cookie HTML: tracciano l’attività dell’utente e la comunicano all’applicazione online. In questo modo l’applicazione può fornire un servizio personalizzato, come ad esempio, il ripristino di impostazioni precedentemente scelte dall’utente.
Il rovescio della medaglia, almeno per gli utenti, sta nel fatto che questi file “traccianti”, come tutti i cookie, permettono alle applicazioni di identificare univocamente un utente e di raccogliere dati sulla sua navigazione. Nel caso in cui l’utente compili, per qualunque motivo, moduli online, la sua identificazione può quindi anche essere associata a dati personali.
A differenza dei normali cookie, tuttavia, i Local Shared Object di Flash sono particolarmente difficili da cancellare. Ad eccezione di Chrome, i principali browser di navigazione come Firefox, Explorer e Safari non li gestiscono, né tantomeno li visualizzano, attraverso il loro menu di cancellazione dei cookie. La loro esistenza quindi rimane nascosta alla maggioranza degli utenti, e i pochi che decidono di cercarli ed eliminarli devono collegarsi al sito dell’Adobe e utilizzare un’applicazione online.
Sebbene un portavoce dell’Adobe abbia dichiarato che i cookie di Flash non vengano utilizzati per la raccolta dei dati personali, la Federal Trade Commission ha iniziato a raccogliere informazioni per impostare un eventuale provvedimento nei suoi confronti.
L’iniziativa è stata applaudita da molti esperti di privacy, che richiamavano l’attenzione sui cookie di Flash dal 2009, quando uno studio dell’università di Berkley ha per primo sollevato il problema dei Local Shared Objects.
I Flash Player di Adobe sono presenti sul 98% dei computer nel mondo e sono necessari per visualizzare siti molto visitati, come YouTube. Recentemente in una class action americana contro una compagnia accusata di usare illecitamente i cookie di Flash, gli avvocati dell’azienda hanno proposto un patteggiamento da 2,4 milioni di dollari.
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