Pioggia di critiche per la nuova applicazione di Facebook che facilita l’operazione di tagging nelle foto caricate dagli utenti.
Come già riportato un anno fa, Facebook ha introdotto una nuova applicazione che riconosce in automatico le identità dei volti ritratti nelle foto, suggerendo all’utente che ha effettuato l’upload i nomi degli amici da “taggare”. Facilitando la segnalazione della presenza di amici e conoscenti nelle immagini caricate, la nuova funzionalità rappresenta una minaccia per quanti non gradiscono che una foto sia associata al proprio profilo senza un consenso esplicito.
Alla recente comparsa di questa funzione sui profili degli utenti sono quindi seguite molte proteste.
Il principale motivo di malcontento riguarda il sistema di opt-out con cui è stata applicata la nuova funzionalità: Facebook ha attinto da ogni utente le informazioni necessarie all’applicazione di riconoscimento facciale senza chiedere il permesso e senza informare gli utenti dell’introduzione del nuovo servizio. Così, gli utenti che non desiderano essere riconosciuti automaticamente nelle foto altrui devono oggi cercare tra i settaggi del proprio profilo l’opzione che disabilita questa funzione.
La novità naturalmente non piace ai Garanti per la protezione dei dati personali europei. Secondo fonti giornalistiche, le Authority della Privacy del Regno Unito e dell’Irlanda avrebbero già avviato alcune indagini. A livello comunitario si è invece attivato il gruppo “Art. 9 Data Protection Working Party”.
Nel frattempo un portavoce di Facebook si è scusato a nome dell’azienda, dichiarando che la compagnia ammette di avere sbagliato la procedura di comunicazione del nuovo servizio.
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