Lo sviluppo di Internet è stato favorito dalla mancanza di un organo di controllo. Questa la conclusione cui approda l’articolo “In difesa del caos” apparso sul numero di ottobre dell’Economist e ripreso da diversi quotidiani nazionali.
Secondo la rivista britannica la libertà di internet, dovuta alla mancanza di un controllo statale, ha promosso le sue due più grandi virtù: ne ha garantito la difesa dalla censura e ha generato innovazione – dunque ricchezza.
Analizzando le stime del McKinsely Global Institute, l’articolo osserva come negli ultimi 15 anni Internet abbia generato nei paesi ricchi una crescita del PIL del 10%. Questa crescita sarebbe dovuta proprio all’assenza di un organismo di controllo capace di censurarlo.
Come è noto, molti governi manifestano il proprio disagio rispetto l’attuale assetto della rete, ed oggi, interventi e proposte “restrittive” provengono anche da governi occidentali. Secondo l’Economist, finora il caos ha vinto sulla razionalità organizzatrice, per il semplice fatto che “funziona”. L’alternativa è affidata a processi che le organizzazioni sovrastatali non sono ancora pronte a gestire, per motivi di lentezza burocratica (si pensi all’iter decisionale dell’Internet Governance Forum) e per la tendenza disgregatrice rappresentata dagli interessi nazionali.
Un tentativo di legislazione ad hoc che sarebbe”lento e spesso imprevedibile” e che secondo l’Economist, non sembra ancora sufficiente per garantire un modello alternativo a quello “un po’ caotico” ma meno “disastroso” della rete.
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