Il 4 luglio 2012 il Parlamento Europeo ha bocciato il Trattato Internazionale Anti-Contraffazione, meglio conosciuto con l’acronimo ACTA.
Dopo anni di negoziati segreti tra i rappresentanti dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e di altri paesi quali Giappone, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Singapore, Corea del Sud, Marocco, Messico e Svizzera, il trattato anti contraffazione era approdato al Parlamento Europeo lo scorso gennaio per intraprendere l’iter legislativo che avrebbe dovuto convertirlo in legge europea.
Durante i mesi di valutazione, il parlamento è stato oggetto di forti pressioni da parte della società civile che, attraverso manifestazioni, raccolte di firme, lettere e altre forme di protesta, ha espresso un dissenso senza precedenti. La petizione contro l’adozione del trattato recapitata al Parlamento è stata firmata da 2,8 milioni di persone in tutto il mondo.
Come è noto, l’aspetto del trattato più criticato riguarda la regolamentazione mondiale della proprietà intellettuale che, sul versante digitale, definisce disposizioni comuni per la repressione delle violazioni del copyright favorendo l’intervento diretto dei detentori di diritti nei casi di sospetta violazione.
Prima di giungere alla sessione plenaria del parlamento, l’accordo era stato analizzato dalle commissioni Commercio Internazionale, Giuridica, Sviluppo e Libertà Civili, che avevano dato quattro pareri negativi.
Il parlamento ha bocciato il trattato con 478 voti contrari, 39 a favore e 165 astenuti.
Grande soddisfazione è stata espressa dai portavoce dei principali movimenti a favore dei diritti digitali dei cittadini, che da anni portavano avanti campagne contro l’adozione dell’ACTA.
I politici che sostenevano il trattato in parlamento hanno invece espresso un forte rammarico per la decisione di andare al voto senza attendere l’ultima valutazione sul trattato, richiesta alla Corte di Giustizia UE.
A quanto si apprende, si tratta della prima volta che il Parlamento Europeo esercita la facoltà, prevista dal Trattato di Lisbona, di rigettare un trattato commerciale internazionale.
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