Un giudice di New york ha ordinato a Twitter di consegnare i tweet e le informazioni dell’account di un manifestante di Occupy Wall Street, Malcom Harris, arrestato lo scorso autunno durante una protesta sul ponte di Brooklyn.
Secondo il giudice, l’adempimento della richiesta da parte di Twitter non è da considerarsi una violazione della privacy dal momento che lo “Stored Communications Act”, la legge statunitense che governa la cessione dei dati digitali, protegge solo le comunicazioni private. Nel ribadire il concetto il giudice ha pronunciato una frase ampiamente riportata sulla stampa internazionale: “postare un tweet è come gridare dalla finestra, non c’è nessuna legittima aspettativa di privacy”.
Le informazioni dell’account Twitter del manifestante sembrerebbero essere decisive per determinare la sua posizione davanti alla legge. Potrebbero infatti provare che Harris era consapevole che la polizia aveva ordinato ai partecipanti al corteo di non occupare la carreggiata del ponte di Brooklyn. Al contrario, la tesi degli avvocati che difendono alcuni degli oltre 700 dimostranti di quel giorno è che la polizia avesse facilitato il loro accesso al ponte prima di arrestarli.
Una portavoce di Twitter, Carolyn Penner, ha dichiarato che l’azienda è delusa dalla sentenza e sta considerando un ricorso. La sentenza coinvolge infatti direttamente il social network, chiamato in causa come legittimo proprietario dei dati dei suoi utenti.
Non è la prima volta che che Twitter riceve un ordine ufficiale di cessione dei dati dei suoi utenti. A quanto si apprende dal “transparency report”, nei primi sei mesi del 2012 la compagnia che gestisce il social network ha ricevuto quasi 1000 richieste simili, provenienti da istituzioni governative la maggior parte delle quali americane. Il fenomeno, che pare in crescita, è stato segnalato da diversi gruppi a difesa dei diritti digitali, tra cui l’Electronic Frontier Foundation.
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