La vicenda che ha coinvolto il portale Rojadirecta ha sollevato critiche e forti perplessità tra gli attivisti delle libertà civili in rete in merito ad un supposto abuso di potere da parte delle autorità statunitensi.
Pochi giorni fa il popolare sito sportivo spagnolo è tornato in possesso dei suoi domini “.org” e “.com” sequestrati nel gennaio 2011 su ordine del Dipartimento di Giustizia americano nell’ambito della cosiddetta “Operation In Our Sites” .
L’operazione, volta a contrastare il fenomeno della pirateria in rete, aveva sequestrato i domini di Rojadirecta insieme ad altri 8 domini sospettati di offrire illegalmente la diretta streaming di eventi sportivi.
Puerto 80, la società che gestisce Rojadirecta, aveva presentato reclamo sostenendo di non essere coinvolta in alcuna infrazione di copyright. Il portale sportivo, che conta oltre 850.000 utenti registrati, non ospita video in streaming ed è composto semplicemente da una sorta di forum dove gli utenti possono discutere su temi vari, prevalentemente sportivi, anche condividendo link a siti di eventi sportivi, tra cui eventualmente siti pirata.
A quanto si apprende, il Dipartimento di Giustizia americano, che aveva sequestrato il sito a causa dei link illegali, ha dissequestrato i domini di Rojadirecta in seguito ad una recente sentenza emessa da un giudice federale statunitense. Chiamato a pronunciarsi su un caso analogo, il giudice, considerato un esperto in materia di copyright in rete, ha rigettato le accuse di violazione di copyright contro un sito di indicizzazione di video su cui gli utenti avevano pubblicato link a materiale piratato. La decisione ha così influenzato in Dipartimento di Giustizia in senso favorevole a Rojadirecta.
Lungi dall’essere accolto con soddisfazione, l’improvviso dietro-front del governo americano non ha impedito il sollevarsi di forti critiche da parte degli osservatori dei diritti civili su Internet.
In un commento pubblicato su Public Knowledge, una delle principali organizzazioni a favore dell’apertura della rete e della condivisione del sapere, è stato sottolineato come il costante rafforzamento delle leggi antipirateria negli Stati Uniti abbia portato la giustizia americana a ritenere un sospettato di violazione del copyright “colpevole fino a prova contraria”.
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