Twitter dovrà consegnare l’archivio dei post scritti da un utente attivista di Occupy Wall Street o sarà soggetta ad una sanzione pecuniaria.
È stato deciso del giudice della Corte Suprema dello Stato di New York Matthew A. Sciarrino Jr. cha ha stabilito che la compagnia di San Francisco dovrà ottemperare alla richiesta di informazioni su Malcom Harris, un attivista del movimento arrestato lo scorso ottobre dalla polizia di New York mentre manifestava sul ponte di Brooklyn.
I tweet di Harris sembrerebbero essere decisivi per determinare la sua posizione davanti alla legge. Potrebbero infatti provare che Harris era consapevole che la polizia aveva ordinato ai partecipanti al corteo di non occupare la carreggiata del ponte di Brooklyn. Al contrario, la tesi degli avvocati che difendono alcuni degli oltre 700 dimostranti arrestati è che sia stata proprio la polizia a indurli a sostare sul ponte.
Fin dalla prima udienza nel gennaio 2012, la compagnia californiana si è opposta alla richiesta del procuratore distrettuale, che voleva prendere in esame i tweet pubblicati da Harris tra il 15 settembre e il 30 dicembre 2011. I post appartengono agli utenti, hanno sostenuto i legali di Twitter, e consegnarli a terzi dopo che sono stati cancellati rappresenterebbe una violazione di privacy.
Le motivazioni dell’azienda non sono state accolte dal giudice che, il 30 giugno scorso, ha ordinato a Twitter di fornire le prove richieste e non ostacolare oltre l’iter giudiziario di Harris. Tuttavia, la compagnia del social network si è rifiutata nuovamente di esibire le informazioni richieste, compilando una richiesta formale che chiedeva l’annullamento del suo coinvolgimento nel processo, o in alternativa, un rinvio della decisione che potesse permetterle di intraprendere un ricorso in appello.
Il rifiuto di collaborare di Twitter è dovuto principalmente alla volontà di stabilire un principio di non responsabilità del provider di servizi sui contenuti postati dagli utenti che possa esimere la compagnia dal dover ottemperare alle frequenti richieste da parte delle autorità. A quanto si apprende dal “transparency report”, nei primi sei mesi del 2012 la compagnia che gestisce il social network ha ricevuto quasi 1000 richieste provenienti da istituzioni governative, la maggior parte delle quali americane.
Il fenomeno è stato anche segnalato da diversi gruppi a difesa dei diritti digitali tra cui l’Electronic Frontier Foundation. La stessa Fondazione, insieme alla American Civil Liberties Union e a Public Citizen, si è schierata accanto a Twitter nella causa su Malcom Harris compilando un “amicus brief”, una memoria a sostegno delle motivazioni di Twitter destinata alla Corte.
Tuttavia gli sforzi non sono bastati e l’11 settembre 2012 il giudice ha respinto il ricorso e senza concedere proroghe alla società, intimandole di fornire entro tre giorni la documentazione richiesta. Il giudice ha inoltre chiesto di vedere i bilanci economici degli ultimi due trimestri dell’azienda per stabilire un’adeguata sanzione monetaria nel caso Twitter si mostrasse ancora “disobbediente”.
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