I privati cittadini non hanno l’obbligo di vigilare sull’uso della propria rete Wi-Fi da parte di terzi. È quanto stabilito da un giudice californiano chiamato a pronunciarsi in un’ennesima causa sulla violazione del diritto d’autore in rete.
Il caso era stato portato in tribunale dalla AF Holdings, una società di produzione di film a luci rosse, che ha citato in giudizio Josh Hatfield, un privato cittadino americano, come responsabile di una negligenza che ha permesso violazioni di diritto d’autore. Le violazioni sarebbero state compiute da utenti sconosciuti che utilizzavano la connessione ad Internet di Hartfield per scaricare illegalmente alcuni film hard tramite la piattaforma BitTorrent.
Davanti alla Corte la Af Holdings ha sostenuto che Hatfield fosse da ritenersi responsabile della violazione perché era venuto meno al dovere di sorvegliare la propria connessione ad Internet.
La difesa ha replicato che il detentore dei diritti non poteva sostenere lecitamente che ci fosse un obbligo di vigilare sull’utilizzo del Wi-Fi per prevenire la pirateria online.
Nella sua sentenza, il giudice Phyllis Hamilton ha accolto le ragioni della difesa: “l’AF Holdings non ha articolato nessuna base che imponesse a Hatfield l’onere di prevenire la violazione del diritto d’autore della società […] e non si ritiene che Hatfield abbia qualche rapporto speciale con la Holdings tale per cui sarebbe tenuto a proteggere il copyright della compagnia”.
A quanto si apprende, non è la prima volta che detentori di diritti d’autore tentano la via della negligenza per imputare la responsabilità delle violazioni di copyright da parte di ignoti. Dal momento che un indirizzo IP non identifica unicamente una persona, le società legate al mondo dell’entertainment tentano frequentemente di addossare parte della responsabilità ai titolari delle connessioni ad Intenet nel tentativo di ottenere un risarcimento.
La decisione del giudice è stata dunque accolta con soddisfazione dall’Electronic Frontier Foundation, che segue con interesse molti di questi casi. “Questa sentenza comunica un forte messaggio giudiziario che dice che i detentori di copyright non possono utilizzare trucchi legali per eludere le protezioni che la legge ha istituito per i punti di accesso alla rete” ha commentato l’avvocato della Fondazione Mitch Stolz.
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