Il motore di ricerca di Facebook si chiamerà Graph Search e sarà in grado di cercare dettagli tra le informazioni postate dagli utenti del social network. E c’è già chi grida all’allarme privacy.
La scorsa settimana Mark Zuckerberg ha annunciato al mondo Graph Search, la nuova funzionalità che permetterà agli utenti di trovare con un click qualunque informazione condivisa dai propri contatti e le informazioni rese pubbliche da chiunque.
Sebbene la nuova implementazione non incida su nessuno dei criteri che attualmente gli utenti utilizzano per controllare la propria privacy (e quindi sarà visibile al mondo solo ciò che gli utenti hanno deciso di rendere visibile) il motore di ricerca potrà creare diversi inconvenienti a quanti vorrebbero tenere sotto controllo le proprie informazioni.
Il primo fattore critico riguarda le informazioni pubblicate in passato e di cui gli utenti non hanno più memoria, che Graph Search riporterà alla luce: vecchi commenti a foto o video, conversazioni su pagine pubbliche, “likes” dimenticati. Questi dati sono solitamente sepolti nel flusso della cronologia dell’attività sul social network e difficilmente gli utenti li ricordano. Ciò può provocare sgradite sorprese, specialmente nel caso di frasi scritte di impulso a commento di foto o link altrui, anche perché spesso questo genere di informazioni sono di pubblico accesso, in quanto postate su pagine su cui l’utente non ha alcun controllo della privacy. Così, se 5 anni fa un tifoso sportivo avesse pubblicato un’imprecazione a commento della pagina pubblica di una squadra avversaria, quella frase potrebbe ripresentarsi oggi nelle ricerche non solo degli amici, ma anche degli sconosciuti. Le gaffe sono quindi un’eventualità concreta.
Questa possibilità vale anche per gli elementi nei quali si è citati. Fino ad oggi, per non mostrare status e foto sgradite nelle quali eravamo “taggati” era pratica comune nasconderli dalla propria timeline. Oggi quegli elementi sfuggono dal nostro controllo e sono liberi di ricomparire nelle ricerche dei nostri contatti, ma non solo: se le foto o gli status sono stati indicati come pubblici dai rispettivi autori, chiunque sarà d’ora in poi in grado di trovarli associati al nostro nome.
Un altro fattore di allarme riguarda l’impossibilità per gli utenti di esercitare l’opt-out dalla nuova funzione, ovvero l’opzione di non comparire nei risultati. La possibilità di scegliere di non apparire nei motori di ricerca è stata rimossa dalla lista di opzioni sulla privacy degli utenti giusto un mese prima dell’annuncio dell’avvio del nuovo motore di ricerca.
Con oltre un miliardo di profili, 24 miliardi di foto e 1 bilione di connessioni archiviati su Facebook, la nuova funzione promette di diventare un potente strumento per ricerche di ogni tipo.
In questa fase iniziale Graph Search sarà testato solo sui profili di lingua inglese e con funzioni limitate alla ricerca di persone, foto, luoghi ed interessi. Ma Zuckerberg ha annunciato che presto le ricerche potranno essere effettuate su qualunque informazione.
Gli utenti che vogliono tenere sotto controllo le proprie informazioni hanno dunque ancora qualche tempo per fare approfondite ricerce sulla loro attività passata sul social network e cancellare dati inopportuni. O, più drasticamente, decidere di cancellarsi da Facebook.
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