È stato recentemente pubblicato un documento firmato da associazioni per i diritti digitali dei cittadini, giornalisti, ed esperti di privacy che chiede più chiarezza sulla policy sulla protezione dei dati personali attuata da Skype.
Su quale livello di riservatezza possono oggi contare gli utenti di Skype dopo l’acquisizione della compagnia da parte di Microsoft? Questa la domanda alla base della lettera aperta indirizzata al presidente della divisione Skype e ai vertici dell’azienda di Redmond.
Con oltre 600 milioni di utenti registrati, si legge nella lettera, oggi Skype è di fatto una delle principali compagnie di telecomunicazioni del mondo. Molti dei suoi utenti, tra cui attivisti che operano in paesi governati da regimi autoritari, giornalisti che corrispondono con le loro fonti riservate, o semplici cittadini che vogliono mantenere private le loro conversazioni, si affidano a Skype per effettuare comunicazioni sicure.
Tuttavia, da quando Skype è stato acquisito dalla Microsoft, il rinnovamento del management e il cambio di giurisdizione territoriale (dall’Europa agli Stati Uniti) potrebbero avere portato delle modifiche alla politica in materia di privacy. Un’eventualità che preoccupa utenti ed esperti, visto e considerato che la società di Redmond non ha mai rilasciato dichiarazioni chiare sull’attuale orientamento aziendale in materia di protezione dei dati personali.
Al contrario, i firmatari della lettera sostengono che, anche quando interpellata direttamente in proposito, l’azienda ha persistentemente fornito risposte ambigue e confusionarie.
A oltre un anno dalla data dell’acquisizione, viene dunque oggi domandato alla Microsoft di fornire un report di trasparenza, da aggiornare regolarmente, che informi gli utenti di Skype su alcuni aspetti del trattamento effettuato sui loro dati personali, tra cui le intercettazioni di conversazioni e messaggi.
In particolare, il report dovrebbe chiarire la quantità dei dati contenenti informazioni sugli utenti che Skype cede a terze parti. Tra questi, la quantità di dati che vengono rilasciati inseguito a richieste provenienti da autorità governative e il tipo di dati che esse richiedono. Dovrebbero inoltre essere esplicitate le motivazioni in base alle quali Skype accetta o non accetta di cedere i dati dei cittadini alle autorità.
Sarebbe altresì necessario che la Microsoft facesse sapere specificatamente quale tipo di dati raccoglie e per quanto tempo li detiene. Occorre inoltre che la società fornisca una panoramica sui possibili rischi effettivi che terze parti non autorizzate intercettino i dati delle conversazioni o le informazioni sugli utenti.
Il report dovrebbe chiarire inoltre i rapporti operativi fra Skype e la cinese TOM Online così come quelli con tutte le altre società che hanno licenza di utilizzare la struttura tecnologica di Skype.
Un ultimo appunto riguarda la questione della mutata giurisdizione territoriale. Si chiede a Microsoft di rendere noto quali sono le linee guida fornite agli operatori di Skype qualora ricevano richieste di informazioni dalla polizia o dai servizi segreti degli Stati Uniti.
La lettera aperta, firmata da 45 organizzazioni e 61 cittadini, tra cui accademici, giornalisti e avvocati, è consultabile alla pagina www.skypeopenletter.com.