Per esercitare il diritto ad ottenere assistenza legale in caso di arresto, i cittadini canadesi possono collegarsi ad Internet.
La Corte provinciale dell’Alberta ha recentemente stabilito che la polizia deve fornire agli arrestati la possibilità di connetteresi alla rete per trovare un professionista che li possa assistere.
Il giudice era stato chiamato ad intervenire sul caso di un ragazzo di 19 anni che, in stato di fermo per guida in stato di ebbrezza, si era rifiutato di utilizzare gli strumenti che la polizia concede agli arrestati per cercare assistenza legale, il telefono e le Pagine Gialle. Il giovane reclamava invece il proprio diritto ad utilizzare lo strumento per lui più congruo per le ricerche, Google.
Rilevando che la maggioranza dei giovani utilizzano quotidianamente smartphone e tablet per ogni necessità informativa e sottolineando che la polizia stessa utilizza la rete come primo strumento per le sue ricerche, il giudice ha ordinato alle forze di polizia canadesi di mettere a disposizione degli arrestati strumenti utili ad effettuare ricerche su Intenet in modo da fornire un’opportunità in più per esercitare il proprio diritto costituzionale all’assistenza legale.
La decisione della Corte canadese si va dunque a collocare tra quelle iniziative che puntano a collocare l’accesso ad Internet tra i diritti fondamentali dell’individuo, una tendenza inaugurata dalla Finlandia quando nel 2010 lo ha inserito tra i diritti costituzionali.
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