Dal Regno Unito giunge notizia di una sentenza che porta nuovamente in primo piano la questione della responsabilità dei provider sui contenuti generati dagli utenti. Il caso è incentrato sulla mancata rimozione di contenuti diffamatori pubblicati sulla piattaforma Blogger di Google.
La Corte d’appello di Londra ha stabilito che in seguito alla richiesta di cancellazione di commenti diffamatori, il provider ha a disposizione 5 settimane per la rimozione del contenuto, passate le quali vi sono i presupposti per avviare una causa per diffamazione.
Il ricorso in appello era stato presentato da un ex candidato per le elezioni comunali del partito conservatore che aveva querelato per diffamazione Google a causa della mancata rimozione di alcuni commenti pubblicati nel 2011 sul blog London Muslim, ospitato dalla piattaforma Blogger gestita dal motore di ricerca
Sebbene alcuni dei commenti sostenessero che il candidato fosse uno spacciatore di droga ed un ladro, e quindi fossero di fatto diffamatori, il giudice di primo grado aveva stabilito che non fosse possibile sostenere il reato di diffamazione perché Google non poteva essere considerato come l’editore dei blog ospitati sulla sua piattaforma.
Al contrario, la corte di appello ha di fatto avvalorato l’attribuzione di responsabilità di Google, stabilendo un tempo massimo entro il quale il provider deve adempire alle richieste di rimozione. Tuttavia, nonostante la diversa interpretazione legislativa, anche la Corte di Appello ha rigettato le richieste del querelante sostenendo che non fosse possibile stabilire quanti lettori fossero venuti a conoscenza dei commenti diffamatori.
La sentenza ha suscitato un notevole interese nel Regno Unito in quanto stabilisce un primo precedente in materia di responsabilità di Google nei confronti dei contenuti pubblicati sualla sua piattaforma di blog.
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