Il Movimento italiano genitori (Moige) ha presentato formale denuncia alla Procura di Roma nei confronti di Facebook per omesso controllo e vigilanza sui contenuti web ritenuti la causa del suicidio della 14enne di Novara. La giovane si era tolta la vita lo scorso gennaio in seguito alle umiliazioni perpetrate in rete da parte di alcuni suoi coetanei.
L’azione legale del Moige contro Facebook segue di poche settimane l’iscrizione sul registro degli indagati da parte della Procura di Torino di otto minorenni novaresi accusati di istigazione al suicidio e detenzione di materiale pedopornografico. L’accusa formale arriva a conclusione dell’indagine avviata dopo il suicidio della studentessa 14enne, suicidatasi dopo essere stata oggetto di cyberbullismo su Facebook da parte di alcuni compagni di scuola.
La procura di Novara ha avviato una seconda indagine che, a quanto si apprende dalla stampa, si basa su alcune testimonianze che riferiscono di richieste inascoltate di rimuovere le frasi ingiuriose contro la giovane pubblicate su diversi profili Facebook di suoi conoscenti.
Secondo l’ipotesi dell’accusa il suicidio dell’adolescente potrebbe essere stato istigato dalle ingiurie e da alcuni video che circolavano sul social network.
L’attribuzione della responsabilità che il Moige vorrebbe imputare a Facebook ricorda il celebre caso Google-Vividown, che nel 2010 ha causato una condanna di primo grado a 4 dirigenti di Google, condannati a 6 mesi di carcere e successivamente assolti in appello.
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