Dall’Amazzonia protestano: il suffisso web “.amazon” identifica un’area geografica e non può essere assegnato all’omonima compagnia statunitense.
L’assegnazione dei top level domain da parte dell’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) continua a sollevare polemiche sulla presunta titolarietà di certe parole. Da quando si è ampliata la scelta dei termini che è possibile aggiungere dopo il “punto” (che fino ad un anno fa erano limitati a “.com”, “.info”, “.org” ecc.ecc.) sono emersi conflitti di interessi tra le entità più disparate.
Così, in rete ha destato curiosità il caso della disputa, non priva di un certo interesse giuridico, sul suffisso “.amazon”, che può essere usato per identificare tanto la nota azienda di vendita online statunitense quanto l’Amazzonia (in inglese, appunto, Amazon).
Un consorzio di paesi sudamericani formato da Brasile, Argentina, Cile, Perù ed Uruguay ha presentato una protesta formale all’ICANN contro la richiesta presentata dalla compagnia di commercio elettronico per l’assegnazione del dominio di primo livello.
“In particolare .amazon è un nome geografico che rappresenta importanti aree di alcuni dei nostri paesi, che hanno comunità significative con la propria cultura e la propria identità connessa al nome” ha specificato il gruppo, secondo quanto riportato dal New York Times ,“aldilà delle considerazioni tecniche, questo fatto andrebbe compreso anche come una questione di principio”.
A quanto si apprende, il Governmental Advisory Committee dell’ICANN ha accolto le proteste del consorzio sudamericano e si è espresso affinché il dominio non venga assegnato alla società commerciale. Sebbene il parere del G.A.C. non sia vincolante, è probabile che l’ICANN non proceda oltre nella pratica di assegnazione del dominio ad Amazon.
La società di vendita online, interpellata dalla stampa, ha fatto sapere di voler procedere con il processo di assegnazione, “collaborando con gli stakeholders” per risolvere la questione.
Il consorzio di paesi latino americani di recente si era già rivolto all’ICANN anche per la difesa del dominio “.patagonia” richiesto dal noto omonimo marchio di abbigliamento sportivo, ma in seguito alla protesta la casa di moda ha ritirato spontaneamente la domanda di assegnazione.
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