Una corte distrettuale americana ha stabilito che aggirare il blocco di un indirizzo IP per raggiungere un sito da cui si è stati “bannati” costituisce una violazione punibile dalla legge statunitense.
La sentenza accoglie la richiesta dei legali del portale di annunci Craigslist che si erano rivolti al giudice affinché stabilisse l’illiceità dell’accesso al sito da parte degli operatori di 3Taps, un aggregatore di contenuti che ripropone senza autorizzazione gli annunci di Craigslist.
Questi i fatti antecedenti: dopo aver inviato senza successo una diffida formale che invitava 3Taps a cessare la sua attività di ripubblicazione degli annunci, la direzione di Craigslist ha deciso di bloccare gli indirizzi IP del concorrente, che per tutta risposta ha continuato a copiare il materiale aggirando il blocco tecnologico.
Craigslist si è dunque rivolto alla Corte distrettuale invocando il Computer Fraud and Abuse Act, una norma la cui applicazione è oggetto di contestazioni da parte di attivisti ed esperti. Pur essendo stata infatti istituita nel 1984 per contrastare l’attività degli hacker, il CFAA è oggi spesso applicato per sanzionare violazioni che nulla hanno a che fare con l’hacking, come le violazioni dei termini di servizio dei siti web.
3Taps ha risposto alle accuse chiedendo alla Corte di stabilire che l’operatore di un sito web pubblico non ha il diritto di vietare l’accesso ad un singolo utente, ma il giudice non ha trovato precedenti giudiziari o appigli legislativi per avvallare questa giustificazione, e ha, al contrario, accolto le regioni di Craigslist.
Secondo il giudice, infatti, la diffida accompagnata al blocco dell’IP va considerata come un divieto di accesso e la violazione della “barriera tecnologica” come un tentativo di intrusione non autorizzato.
Nonostante la sentenza della Corte distrettuale abbia riproposto l’applicazione del CFAA per un’attività che non si può considerare “da hacker” (per aggirare un blocco IP è infatti sufficiente cambiare una postazione di accesso ad Internet), alcuni dei commentatori che chiedono una riforma della norma hanno espresso soddisfazione per un’applicazione orientata a sanzionare un accesso non autorizzato piuttosto che una violazione dei termini d’uso.
Viene comunque richiesta da più parti una revisione della legge.
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