Niente più informazioni sulle parole chiave digitate su Google. Il mondo degli analisti del traffico web cambia drasticamente in seguito alla decisione di Mountain View.
Tutte le ricerche digitate su Google d’ora in avanti saranno dirottate su un protocollo di trasferimento informazioni criptato (HTTPS) che garantirà la riservatezza dei dati trasferiti. Un accorgimento che passerà inosservato per la maggioranza degli utenti ma non per gli addetti SEO (Search Engine Optimizatio) e per tutti gli interessati alle analisi dei flussi di traffico che determinano le visite ai siti web.
Grazie al protocollo SSL di trasferimento sicuro dei dati, infatti, non sarà più possibile conoscere le parole chiave che gli utenti del motore di ricerca digitano per arrivare sui siti che visitano. D’ora in avanti la maggioranza delle parole chiave rilevate dalle applicazioni di analisi del traffico, tra le quali regna Google Analytics, ricadrà quindi sotto il termine generico di “not-provided”, non fornito.
Da Mountain View fanno sapere che il cambiamento è dovuto alla volontà di tutelare maggiormente la privacy degli utenti. “Vogliamo fornire una protezione SSL al maggior numero di utenti possibile, nel maggior numero di paesi possibile” ha dichiarato un portavoce della compagnia californiana al magazine Search Engine Watch,”abbiamo intenzione di continuare ad espandere l’uso di SSL nei nostri servizi perché crediamo sia per il bene degli utenti. Questa volta la motivazione non è quella di cavalcare il lato pubblicitario, è per gli utenti del nostro motore di ricerca”.
Molti commentatori del web hanno espresso perplessità su queste dichiarazioni, sollevando dubbi sulla reale motivazione di Google. I più scettici hanno collegato la decisione di Google al recente scandalo sulle intercettazioni globali della National Security Agency. Lo scorso giugno, infatti, Google era stato accusato di fornire alla NSA un accesso diretto ai dati sulle ricerche effettuate dagli utenti. Nonostante Mountain View abbia sempre negato, la sua credibilità ha inevitabilmente subito una flessione negativa nell’opinione pubblica. C’è chi pertanto crede che quest’attenzione per la privacy degli utenti sia da considerare parte di una campagna di comunicazione volta a ripristinare la reputazione dell’azienda.
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