Risultati positivi per la ricerca del Censis: il 96,2% degli italiani considera la riservatezza un diritto inviolabile e la privacy un elemento imprescindibile anche online.
Presentata a Roma “Il valore della privacy nell’epoca della personalizzazione dei media”, la ricerca del Censis che fa il punto su opinioni, comportamenti e aspettative degli italiani rispetto alla privacy.
Dai dati emersi dalla ricerca risulta che più della metà degli intervistati è consapevole del valore economico dei dati personali. il 51,6% degli intervistati ritiene che in futuro il potere sarà nelle mani di chi deterrà il maggior numero di informazioni. Il 60,7% ritiene che il possesso di un grande quantità di dati rappresenti un enorme valore economico, mentre l’88,4% degli italiani è consapevole che i grandi operatori del web, come Google e Facebook, sono in possesso di gigantesche banche dati sugli utenti che possono essere sfruttate a scopi commerciali (72,3%) o politici (60,5%).
I risultati del sondaggio dimostrano anche un’aumentata percezione dei rischi connessi alla privacy. Il 93% degli intervistati teme che la propria privacy possa essere violata online e il 32% lamenta di avere subito gli effetti di un utilizzo non autorizzato dei propri dati personali, tra cui la ricezione di materiale pubblicitario indesiderato.
Un atteggiamento di apprensione per la propria privacy risulta essere diffuso. L‘83,6% degli intervistati è convinto che su Internet sia meglio non fornire i propri dati personali. Il principale pericolo legato alla privacy in rete viene individuato nelle truffe (82,4%), seguito dalla raccolta non autorizzata di dati personali (83,3%) e dall’uso della carta di credito per effettuare acquisti online (83,6%).
Emerge inoltre la prevalenza di una prospettiva pessimista per quanto riguarda le possibilità di tutela delle proprie informazioni. Gli intervistati che ritengono di avere uno scarso controllo o nessun controllo sui propri dati personali in rete (possibilità di modificarli o chiedere la cancellazione successivamente) varia dal 61% con riferimento ai siti web degli enti pubblici al 74% rispetto ai siti delle aziende commerciali.
A fronte di una percezione del rischio molto elevata, sono pochi gli italiani che dimostrano di essere in grado di adottare precauzioni per tutelare i propri dati personali. Secondo il rapporto del Censis, solo il 40,8% di chi naviga in rete usa almeno una delle misure fondamentali per la protezione della propria identità digitale (limitazione dei cookies, personalizzazione delle impostazioni di visibilità dei social network, navigazione anonima). Il 36,7% non ricorre invece a nessuno strumento, mentre il 22,5% si limita a forme passive di autotutela, tra cui la rinuncia a ottenere un servizio via web.
L’eventuale consenso al trattamento risulta essere dato con consapevolezza. Il 40% degli italiani è disposto ad autorizzare il trattamento dei propri dati personali soltanto ai soggetti di cui si fida, sulla base della condivisione delle finalità di utilizzo. Quasi il 30% sostiene invece di non essere propenso a farlo a nessuna condizione e soltanto il 17,3% si dice pronto ad autorizzarne l’impiego senza particolari difficoltà.
Per quanto riguarda l’aspetto normativo, i risultati evidenziano la domanda di un inasprimento delle regole. La legislazione vigente in materia di privacy è ritenuta soddisfacente soltanto dal 7,5% degli italiani, mentre il 54%, giudica necessaria una normativa più severa, anche mediante l’introduzione di sanzioni più dure in presenza di violazioni e la possibilità di rimuovere dal web eventuali contenuti sgraditi. Particolare favore riscuote l’ipotesi di introdurre nell’ordinamento giuridico il «diritto all’oblio». Oltre il 70% degli italiani condivide la prospettiva secondo cui le informazioni personali sul nostro passato ritente lesive per l’immagine personale dovrebbero poter essere cancellate dalla rete quando non sono più asservite al diritto di cronaca.
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