Il capo di Google Eric Schmidt ha annunciato che la compagnia sta introducendo nuove modalità per eliminare i siti pedopornografici dai risultati delle sue ricerche.
Schmidt ha spiegato che Google ha pianificato diverse azioni volte a contrastare il fenomeno: da un affinamento dell’algoritmo del motore di ricerca che dovrebbe portare alla “pulizia” di oltre 100.000 risultati, all’introduzione di avvisi che ricordano che la pedopornografia è illegale, correlati da informazioni su dove trovare aiuto.
Per quanto riguarda le immagini che appaiono nei risultati delle ricerche, Google ha messo a punto una squadra di dipendenti che avranno il compito di distinguere tra immagini in violazione dei diritti dei minori e immagini socialmente accettabili. Una volta che un’immagine verrà identificata come pedopornografica Google assegnerà un codice identificativo alla foto, che la renderà non visualizzabile dai comuni computer.
Sul versante dei filmati, il CEO di Mountain View ha annunciato che i suoi ingegneri stanno mettendo a punto un sofisticato sistema di blocco dei video illegali che sarà testato a breve.
In ultimo, Schmidt ha anticipato che Google promuoverà delle internship di tecnici specializzati e invierà alcuni ingegneri a supporto delle associazioni UK’s Internet Watch Foundation e l’US National Center for Missing and Exploited Children per aiutarle nel lavoro di individuazione e arginamento dei contenuti illegali.
Le nuove funzionalità di Google per la lotta agli abusi sui minori sono state presentate da Schmidt in un articolo a sua firma apparso sul quotidiano britannico Daily Mail. La scelta del tabloid inglese è da ricondursi alla recente campagna di pressione da parte di alcuni politici inglesi sulle misure contro la pedopornografia online.
Tuttavia c’è chi ha già sostenuto che purtroppo le nuove misure di Google non saranno sufficienti a frenare il fenomeno. Il Child Exploitation and Online Protection Centre in un’intervista alla BBC ha spiegato che la maggioranza dei consumatori di pedopornografia non utilizza i motori di ricerca per procurarsi il materiale illegale ma predilige reti peer-to-peer o utilizza protocolli per l’anonimato online, come Tor.
L’articolo di Eric Schmidt sul Daily Mail è disponibile cliccando QUI.
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