Il Tribunale Regionale di Berlino sancisce il divieto di rivendere le licenze utilizzate per i videogame. La sentenza tedesca si contrappone alla decisione della Corte di Giustizia Europea del 2012 che stabiliva la liceità della rivendita delle licenze dei software.
Il caso ha coinvolto la corporation americana Valve e la federazione di consumatori tedeschi Verbraucherzentrale Bundesverband (vzbv) che si era rivolta al tribunale protestando contro i termini contrattuali contenuti nell’End User Licence Agreement (EULA) dei videogiochi disponibili sulla piattaforma di distribuzione e vendita Steam, di proprietà dell’azienda americana. L’accordo contrattuale attualmente proibisce agli acquirenti dei videogiochi il rutilizzo delle licenze da parte di terzi, negando loro ogni possibilità di rivendita.
Secondo la federazione dei consumatori, i videogiochi distribuiti da Valve dovrebbero essere rivendibili esattamente come ogni altro software distribuito in Europa. La limitazione imposta dalla compagnia statunitense sarebbe in contrapposizione rispetto a quanto stabilito dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea del 3 luglio 2012 secondo cui un autore di un software non può opporsi alla rivendita delle licenze “usate” in quanto il diritto esclusivo di distribuzione della copia digitale protetto dalla licenza si esaurisce con l’attività di vendita originaria.
Il tribunale berlinese ha tuttavia emesso una sentenza in favore di Valve rigettando le motivazioni dell’associazione. Le motivazioni della Corte non sono ancora state rese pubbliche.
Recentemente, Valve ha annunciato che la sua piattaforma Steam ha raggiunto la quota di 75 milioni di utenti registrati.
Verbraucherzentrale Bundesverband aveva già perso in una causa contro Valve nel 2010. Questo secondo tentativo era stato intrapreso alla luce della citata sentenza della Corte di Giustizia Europea. Si attende l’annuncio del ricorso in appello.
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