Il portale Airbnb ha stipulato un accordo con l’amministrazione della capitale francese: i turisti che scelgono di soggiornare in case pubblicizzate sul portale dovranno pagare la tassa sul turismo.
Si tratta di un notizia importante perché l’integrazione del servizio all’interno del sistema fiscale si accompagna alla volontà da parte delle autorità francesi di una regolarizzazione dell’attività economica dei privati che affittano stanze, o appartamenti, sul noto portale di sharing.
Un mercato enorme e in rapida espansione, che in tutto il mondo preoccupa proprietari di alberghi e bed and breakfast indignati per la “concorrenza sleale” dei cittadini che affittano la loro casa “a notte” a prezzi concorrenziali.
Una seria minaccia per gli operatori del turismo, soprattutto in una città come Parigi che detiene il record di case affittate sul portale. Ma anche un concreto risparmio per chi viaggia, e una fonte in più di reddito per molti cittadini. Un’equilibrio senza dubbio difficile da normare, che ricorda la vicenda di Uber, la App grazie alla quale privati cittadini potevano improvvisarsi taxisti.
Tuttavia, a differenza di Uber il cui utilizzo è stato vietato in molti paesi, sembra probabile che Airbnb riesca a trovare la strada della regolarità grazie anche ad un dialogo aperto con le amministrazioni cittadine. Parigi è l’ultima di una lista che comprende già San Francisco (sua sede), Portland, Amsterdam, Philadelphia, Chicago, Malibu, San Jose, San Diego e Washington.
Airbnb è in piena attività anche in Italia, con migliaia di annunci nelle principali città e con una presenza nella maggioranza dei nostri comuni. Si rimane quindi in attesa di accordi che possano regolamentare con chiarezza il servizio anche nel nostro Paese.
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