Pubblicato un bilancio delle richieste inviate dai cittadini all’Autorità Garante per la protezione dei dati per ottenere la rimozione di alcuni link dai risultati dei motori di ricerca.
In seguito della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 13 maggio 2014 – che ha stabilito che Google deve cancellare dai risultati di ricerca le informazioni “inadeguate, non pertinenti o non più pertinenti” qualora gli interessati lo richiedano – la compagnia di Mountain View ha pubblicato un modulo per il “diritto all’oblio”, grazie al quale gli utenti possono chiedere la cancellazione dei risultati associati al loro nome. Ogni richiesta di rimozione viene valutata dal motore di ricerca che acconsente alla cancellazione solo quando la notizia viene ritenuta priva di rilevante interesse per il pubblico.
A partire da maggio 2014, le richieste di rimozione pervenute a Google dai cittadini italiani sono state 25.118, per un totale di 82.603 URL. Sebbene le richieste siano state rifiutate nel 70,5% dei casi, l’Authority ha evidenziato come solo una esigua percentuale degli applicanti respinti si sia successivamente rivolta al Garante per un ricorso.
Le istanze inoltrate da comuni utenti e figure pubbliche locali dopo la mancata rimozione sono circa 50, delle quali una decina “in via di definizione” . La maggior parte dei ricorsi si è conclusa con un rigetto, e solo in un terzo dei casi sono state accolte le richieste.
Il Garante ha reso noto che per ogni singolo caso è stato valutato se le informazioni fossero di interesse pubblico e se da ritenersi eccedenti o potenzialmente dannose per la reputazione e la vita privata del ricorrente. I casi rigettati riguardano infatti “vicende processuali di sicuro interesse pubblico, anche a livello locale, spesso recenti o per le quali non erano ancora stati esperiti tutti i gradi di giudizio. I dati personali riportati, tra l’altro, risultavano trattati nel rispetto del principio di essenzialità dell’informazione”.
Google dovrà procedere alla rimozione dei link segnalati per tutti i ricorsi accolti dall’Autorità Garante.
Nella nota pubblicata dal Garante non si fa riferimento ai ricorsi che coinvolgono altri motori di ricerca, poiché il numero delle richieste di deindicizzazione da parte dei cittadini è in questo caso di gran lunga inferiore.
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