Presentiamo qui l’intervista a Giusella Finocchiaro pubblicata sul numero 39/2016 del settimanale Vanity Fair.
Che leggi abbiamo per tutelarci?
«Moltissime. In entrambe le vicende recenti, per esempio, c’è una serie di illeciti civili, dalla violazione della disciplina sulla privacy a quella dei diritti fondamentali della persona. In sede penale si possono configurare ipotesi di vari reati come istigazione al suicidio, interferenze illegali nella vita privata, trattamento di materiale pedopornografico».
Chi denunciare? E con quale efficacia?
«I soggetti contro cui agire sono gli autori, le persone che hanno messo i video online. Poi, naturalmente, si può agire anche contro i provider, le aziende che forniscono l’accesso alla rete, ma a certe condizioni: non hanno l’obbligo di controllare preventivamente ciò che viene messo online, ma sono tenuti per legge a rimuovere contenuti, se c’è un provvedimento dell’autorità giudiziaria o delle autorità competenti».
Ma si riesce a oscurare tutto e per sempre?
«Non si può escludere che il video sia stato scaricato da altri e continui a girare. Naturalmente questi altri compiono a loro volta un illecito. Nei fatti, è una continua rincorsa: nella dimensione digitale, fare molte copie, anche di un messaggio, è facilissimo».
I provider dovrebbero essere più responsabilizzati?
«Sicuramente, ma non con il sistema del controllo, perché è molto difficoltoso. Servirebbe un meccanismo che metta in contatto utente e provider. Perché questo, ricevendo la richiesta di una persona, verifichi e rimuova in tempi molto veloci un contenuto».
Un consiglio per usare bene la rete?
«Non dimenticate mai che entrando in rete si lascia la dimensione strettamente privata e si entra in una di carattere pubblico».
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