Lo scorso 13 febbraio il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha adottato una Dichiarazione denominata “Declaration by the Committee of Ministers on the manipulative capabilities of algorithmic processes”.
Il Consiglio d’Europa, com’è noto, è un’organizzazione internazionale che svolge attività di promozione della democrazia e dei diritti umani.
Con la Dichiarazione del 13 febbraio il Consiglio sembra affrontare il tema della protezione dei dati personali da una nuova prospettiva. L’attenzione, infatti, è al rischio che i dati personali siano usati per manipolare le persone.
Il contesto in cui interviene la Dichiarazione è quello di una società caratterizzata dai continui flussi di grandi quantità di dati. Queste informazioni sono raccolte e trattate con l’ausilio di sistemi basati su algoritmi in grado di svolgere attività prima impensabili: i dati costituiscono la materia prima dei sistemi di machine learning che ne sfruttano la conoscenza per attribuire priorità ai risultati di una ricerca, per alterare la circolazione delle informazioni e per svolgere analisi sul comportamento delle persone.
Il Comitato dei Ministri osserva che attraverso il trattamento di grandi quantità di dati è possibile desumere informazioni intime e dettagliate sulle singole persone, elaborando ed incrociando altre informazioni disponibili. Si tratta dei c.d. “dati inferiti”, cioè i dati ottenuti da altri dati.
Una conoscenza così ampia e specifica consente a chi tratta le informazioni di tracciare i profili delle singole persone e di tenere conto delle caratteristiche individuali di ognuno.
Così la disponibilità di alcune informazioni sul conto delle persone, come ad esempio l’estrazione sociale, la cultura, il credo o la situazione economica, accresce il rischio di nuove forme di discriminazione.
Inoltre, gli strumenti offerti dalla tecnologia, grazie allo sfruttamento dei dati personali, possono essere utilizzati per prevedere le scelte delle persone, per influenzarne i pensieri o addirittura per alterare le loro azioni future.
Come afferma la Dichiarazione, tali attività di condizionamento potrebbero incidere in maniera significativa sulla capacità degli individui di determinarsi e di formarsi un’opinione liberamente, di scegliere e di agire in autonomia. È questo il maggiore pericolo prospettato dalla Dichiarazione, tenuto conto che le persone potrebbero essere condizionate non solo nelle scelte di acquisto ma anche nelle scelte politiche.
L’attenzione del Consiglio d’Europa, dunque, non è rivolta alla tutela della sfera intima dell’individuo. Si tratta invece di salvaguardare l’autonomia delle persone e il loro diritto di scegliere e di determinarsi liberamente.
Al fine di scongiurare il rischio di interferenze con i diritti fondamentali delle persone, la Dichiarazione esorta gli Stati a considerare la necessità di una regolazione in materia di dati personali che tenga conto dell’impatto delle attività di targeting sulla società e sui diritti delle persone, a promuovere il dibattito sulla distinzione tra “forms of permissable persuasion” e “unacceptable manipulation” e a garantire agli individui adeguate misure di tutela.