Lo scorso 13 marzo l’European Data Protection Board (EDPB) ha adottato la Dichiarazione 2/2019 sull’uso dei dati personali nel corso delle campagne elettorali.
La Dichiarazione dell’EDPB affronta un tema delicato che di recente ha ricevuto particolare attenzione nel contesto europeo.
Si tratta delle criticità già messe in luce dal Garante europeo per la protezione dei dati (EDPS) con il Parere 3/2018 del 19 marzo 2018 “on line manipulation and personal data”. In direzione analoga si sono mosse anche le Autorità per la protezione dei dati personali di Spagna, Belgio, Francia, Irlanda, Polonia e Regno Unito adottando raccomandazioni e linee guida che evidenziano le medesime preoccupazioni esposte dal Garante europeo.
Il dibattito si concentra sui potenziali rischi legati allo sfruttamento di grandi quantità di informazioni personali che potrebbero essere utilizzate per manipolare le scelte degli elettori. L’obiettivo sembra essere quello garantire maggiore trasparenza e un rigoroso rispetto delle regole e dei valori europei per scongiurare tali potenziali rischi.
Con analoghi argomenti è intervenuto anche il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa che lo scorso 13 febbraio ha adottato una Dichiarazione “on the manipulative capabilities of algorythmic processes” che mette in luce le potenzialità manipolative dei processi algoritmici.
Questa nuova attenzione alla protezione dei dati personali può ricondursi anche alle forti preoccupazioni provocate dallo scandalo di Cambridge Analytica, la società di marketing on line accusata di aver utilizzato un enorme quantità di dati personali prelevati da Facebook per influenzare le scelte politiche degli individui.
Seppur non sia semplice comprendere le specifiche modalità e i meccanismi utilizzati per manipolare le opinioni, le scelte e le azioni degli individui, l’attenzione rivolta a questo tema da parte delle istituzioni europee e delle autorità nazionali induce ad alcune riflessioni. Attenzione che è divenuta sempre maggiore in vista delle elezioni del Parlamento europeo previste per il prossimo maggio.
Sul tema è da ultimo intervenuto l’European Data Protection Board che nella Dichiarazione 2/2019 afferma: “I partiti politici, le coalizioni politiche e i candidati ricorrono in misura crescente all’impiego di dati personali e tecniche sofisticate di profilazione per monitorare e indirizzare gli elettori e gli opinion leader. In pratica le persone ricevono messaggi e informazioni altamente personalizzati, in particolare sulle piattaforme dei media sociali, in base ai rispettivi interessi, abitudini, valori”. L’EDPB prosegue osservando che “Si utilizzano strumenti predittivi per classificare o profilare ad ampio raggio tratti caratteriali, peculiarità, umori e altri aspetti salienti, consentendo di formulare ipotesi su tratti di personalità profonda, tra cui opinioni politiche e altre categorie particolari di dati. L’applicazione di queste tecniche di trattamento dei dati a fini politici mette seriamente a rischio non solo il diritto alla vita privata e alla protezione dei dati, ma anche la fiducia nell’integrità del processo democratico”.
Il dibattito sembra dunque definitivamente aperto e l’intento pare quello di assicurare la massima trasparenza e il pieno rispetto dei diritti degli interessati. Ciò per evitare un clima di preoccupazione che impedisca di costruire la fiducia tanto auspicata dal nuovo Regolamento europeo 2016/679 in materia di dati personali, in continua tensione tra protezione e libera circolazione dei dati personali.