Vi proponiamo qui l’articolo di Giusella Finocchiaro apparso su Il Sole 24 Ore il 27 aprile 2021.
Oggi la riflessione sulle regole del digitale implica necessariamente una riflessione sulla sovranità. Fino a poco tempo fa, le regole sono state essenzialmente tecniche, nella duplice accezione di tecnico-informatiche e di tecnico-giuridiche.
Da un lato, la tecnologia ha dettato le modalità di interazione e veicolato implicitamente alcune soluzioni, secondo quella lex informatica che è stata teorizzata da Lessig e Reidenberg.
Dall’altro, il diritto si è sviluppato seguendo le regole dei contratti, configurando un nuovo ius mercatorum. La prima soluzione è dunque quella di una regolamentazione non diretta, non manifesta, non pubblica, ma invece celata nella tecnica. La seconda soluzione è, invece, quella costituita da un assetto giuridico dei rapporti che si sviluppa tutto nell’ambito dell’autonomia privata e del contratto. In entrambi i casi, uno degli obiettivi era quello costituito dal superamento dei problemi derivanti dall’applicazione delle leggi nazionali.
Gli Stati nazionali sono stati naturalmente assenti e molte sono state le giustificazioni possibili: la materia da regolare andava oltre le frontiere nazionali e quindi lo strumento normativo da utilizzare non era immediatamente disponibile.
La conseguenza è stata che la sovranità non è stata esercitata dagli Stati nazionali.
Gli organismi internazionali hanno prodotto soft law, come attesta la copiosa produzione dell’UNCITRAL (United Nation Commission on International Trade Law) nell’ambito del commercio elettronico.