Il caso sulla privacy violata dal servizio di Google Street View ha riportato l’attenzione sulle varie normative nazionali in materia di tutela dei dati personali.
Uno dei problemi maggiori delle multinazionali che operano sulla rete è infatti quello di sottostare all’osservanza di leggi diverse che rispecchiano, di paese in paese, un diverso valore attribuito alla privacy. Sulla base di questo valore implicito si delineano schieramenti tra cui è facile distinguere un differente orientamento di Stati Uniti ed Unione Europea, ben rappresentata, quest’ultima, dalla severa politica della Germania sulla tutela dei dati personali.
Non sembra un caso che l’origine dell’indagine su Google Street View sia partita dai garanti della privacy tedeschi. Il governo tedesco si è sempre dimostrato attento agli aspetti con cui le nuove tecnologie entrano nella vita dei cittadini. L’ultimo esempio è la recente richiesta, da parte del Ministro alla Tutela dei Consumatori, Ilse Aigner, di istituire un codice di condotta per le società che operano in rete, onde evitare che internet diventi la “gogna del XXI secolo“.
Già all’inizio di giugno il ministro Aigner aveva annunciato di aver cancellato il proprio profilo da Facebook, per protestare contro la policy dell’azienda sulla riservatezza dei dati dei suoi utenti. “Avremmo bisogno di un codice d’onore, una sorta di codice di condotta per Internet, dieci regole d’oro chiare e concise“, ha spiegato la Aigner in un’intervista a Die Welt, incitando gli utenti della rete a partecipare con alcune proposte di regolamentazione.
La solerzia dei rappresentanti del governo tedesco suscita qualche perplessità nel paese di Silicon Valley dove un recente articolo del New York Times ha sollevato il sospetto che la rigida tutela normativa sulla privacy non sia supportata da una reale “sentimento” dei consumatori del paese. L’articolo, intitolato “Despite privacy inquires Germany flock to Google, Facebook and Apple” (nonostante le indagini sulla privacy, la Germania si affolla su Facebook, Google e Apple), riporta il grande successo delle principali multinazionali della rete in Germania come indice di un disinteressamento dei cittadini sulla tutela dei propri dati.
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