Il Garante della privacy ha emesso un’ordinanza in cui impone a Google di bloccare qualsiasi utilizzo dei dati raccolti illecitamente dalle auto del servizio Street View e ha trasmesso gli atti all’autorità giudiziaria che dovrà valutare gli eventuali profili penali derivanti.
È questo il risultato dell’istruttoria avviata dall’Autorità italiana lo scorso maggio quando, sulla scia di un’indagine del Garante tedesco, è emerso che le vetture di Google Street View avevano intercettato e registrato, nella loro attività di mappatura del territorio, dati scambiati dai cittadini su reti Wi-Fi non protette.
Si tratta di informazioni sui siti visitati e stralci di conversazioni tratte da messaggi istantanei ed e-mail. Sarebbero tuttavia dati estremamente frammentati dal momento che le apparecchiature in movimento di Google cambiano il canale wi-fi 5 volte al secondo. Per questo, secondo i legali di Mountain View, difficilmente potrebbero essere considerati come dati personali.
Ciononostante il Garante, tenendo in conto la grande quantità di informazioni che le auto di Google hanno raccolto dall’aprile 2008 al maggio 2010, ha ritenuto di non poter escludere che siano stati archiviati, tra i vari frammenti, anche dati personali che permettano l’identificazione dei cittadini.
In questo caso la compagnia di Mountain View si troverebbe nella posizione di aver commesso una violazione non solo del Codice della Privacy, ma anche del Codice Penale (art. 617-quater e art.617-quinques), nonché di aver leso il principio garantito dalla Costituzione (art.15) che sancisce l’inviolabilità della libertà e della segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione.
Per queste ragioni l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha ritenuto opportuno trasmettere gli atti alla magistratura e ha ordinato a Google il blocco di qualsiasi trattamento dei dati raccolti, che potranno costituire elementi di prova delle eventuali violazioni da accertare.
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