È stato definito come copyright troll, un troll della proprietà intellettuale. Si tratta di Righthaven, lo studio legale di Las Vegas che ad oggi ha intentato oltre 160 cause contro singoli individui e piccole associazioni accusate di aver violato i diritti intellettuali sugli articoli del Las Vegas Review Journal.
Lo studio legale Righthaven, inaugurato in marzo, è stato creato con il solo scopo di acquistare diritti d’autore su articoli di giornali per poter poi querelare i blog e i siti che ripubblicano gli articoli. Unico cliente dello studio, Stephens Media, la società editoriale che pubblica il Las Vegas Review Journal.
Le cause legali intraprese finora sono identiche nella procedura. Senza nessuna precedente richiesta di rimozione del materiale, Righthaven querela i siti che pubblicano articoli coperti da copyright. Che siano poche righe o interi articoli, lo studio legale presenta comunque una richiesta di risarcimento danni (fino a 150.000 dollari) e la cessione del dominio del sito considerato in violazione.
Pare che ad oggi il 20% delle cause intentate dallo studio legale si sia conclusa con un patteggiamento da qualche migliaio di dollari. Secondo alcuni il patteggiamento è l’obiettivo principale di Righthaven che avrebbe dunque trovato un modo di “monetizzare” l’esito incerto delle querele per violazione del copyright. Secondo le dichiarazioni dello stesso CEO dello studio legale, la tattica di Righthaven porterà le società editoriali a guadagnare nuovamente dai propri articoli, piuttosto che dalla pubblicità.
Nemmeno il contesto in cui sono ripubblicati gli articoli sembra influire sulla formulazione delle accuse di Righthaven. Recentemente è stato attaccato il sito di un ex procuratore federale che raccoglie informazioni sui casi “no body”, ovvero i casi di possibile omicidio in cui non è mai stato rinvenuto. Le informazioni aggregate, secondo l’ideatore del sito, possono infatti essere utili alla polizia e alla persone coinvolte in un caso di possibile omicidio. A questo proposito la pagina web aveva ripubblicato un articolo su un caso giudiziario del Nevada proveniente dal Las Vegas Review Journal. L’azione è stata però prontamente individuata da Righthaven, che ha proceduto con la querela per un risarcimento danni di $75.000 e la cessazione del dominio “nobodycases.com”.
La strategia di Righthaven non è passata inosservata agli attivisti dell’Electronic Frontier Foundation. Righthaven ha infatti più volte querelato blogger non commerciali, gruppi di attivismo civile e partiti politici. Già in due occasioni la fondazione per i diritti civili digitali si è schierata in tribunale insieme ai singoli privati (tra cui insieme alll’ex procuratore federale che gestisce nobody.com ) e in entrambi i casi ha presentato una controquerela.
Secondo la Fondazione la ripubblicazione degli articoli sarebbe protetta dalla dottrina del Fair Use. Oltre a questo, i giornali non avrebbero subito alcun danno economico dalla ripubblicazione degli articoli, anche perché nella maggior parte dei casi gli stralci sono comprensivi di link che rimandano al giornale di provenienza.
Il settimanale Wired ha recentemente osservato come tutti i siti querelati da Righthaven avessero in comune il fatto di non essere iscritti al registro del Digital Millennium Copyright Act. L’iscrizione è una mera procedura burocratica che, al costo di $105, assicura la protezione legislativa secondo la dottrina del Safe Harbor, secondo cui la violazione di copyright diventa effettiva solamente se il materiale in violazione non viene rimosso dopo un avviso da parte del detentore di diritti.
Secondo la EFF l’iscrizione al registro DMCA rappresenta un ottimo deterrente per le querele da parte di Righthaven.
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