C’è un certo interesse in rete per una vicenda paradossale che vede coinvolte le principali aziende e associazioni note per il loro impegno sul versante antipirateria.
Sembra infatti che alcuni indirizzi IP provenienti dalla sede della RIAA (Recording Industry Association of America), dagli uffici del Dipartimento di sicurezza nazionale statunitense, e da società come Sony, Universal e Fox, siano comparsi nella lista del “BitTorent public tracker”, l’indice dell’attività degli utenti che utilizzano il servizio di filesharing BitTorrent. L’indice avrebbe mostrato che gli indirizzi IP delle sovracitate organizzazioni erano collegati a BitTorrent al fine di scaricare illegalmente materiale audio e video protetto da copyright.
La notizia nasce da una ricerca pubblicata dal magazine Torrentfreak e svolta attraverso l’utilizzo di un nuovo servizio chiamato YouHaveDownloaded. Il servizio, attraverso una sorta di motore di ricerca che interroga il BitTorent public tracker, permette a tutti gli utenti della rete di verificare l’eventuale attività su BitTorrent legata ad uno specifico indirizzo IP pubblico o ad un file. Inserendo il numero di IP di un utente sul sito è possibile quindi sapere se abbia avuto accesso al servizio di BitTorrent e, in caso affermativo, per scaricare quale file.
Il funzionamento del sito YouHaveDownloaded è dunque simile al procedimento richiesto dalla RIAA e da altre associazioni antipirateria per verificare la provenienza delle attività illecite che si compiono su servizi di file sharing simili a BitTorrent.
Risulta quindi paradossale che un simile servizio abbia identificato 6 indirizzi IP registrati dalla RIAA direttamente connessi nel traffico illegale di files.
In seguito alla circolazione della notizia in rete, un portavoce della RIAA ha comunicato alla stampa che gli indirizzi IP pubblici dell’associazione antipirateria sarebbero stati utilizzati da terze parti e che pertanto la RIAA non è responsabile per gli illeciti.
Molti magazine, fra cui Torrentfreak, hanno trovato umoristico il fatto che le attuali affermazioni di discolpa dell’associazione antipirateria siano del tutto simili a quelle degli oltre 20000 cittadini statunitensi portati in tribunale dalla RIAA e condannati per infrazione del copyright.
Aggiungi commento