Mentre il Congresso degli Stati Uniti ha deciso di rinviare la discussione sul SOPA a data da destinarsi, in Italia la Commissione per le politiche comunitarie ha recentemente approvato un emendamento alla legge comunitaria 2011 che è stato prontamente rinominato dalla stampa come il SOPA italiano.
La proposta normativa, presentata dall’on.Fava (Lega Nord) interviene modificando l’art.16 del Decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70. stabilendo che qualunque soggetto interessato possa chiedere agli hosting service provider la rimozione di un qualsiasi contenuto semplicemente sostenendone l’illiceità – senza alcun accertamento da parte dell’Autorità giudiziaria o amministrativa – e che, qualora il provider non ottemperi alla richiesta, possa essere ritenuto responsabile.
Da questo punto di vista la proposta di emendamento italiana può essere considerata ancora più estrema del SOPA; infatti, là dove la proposta di legge americana prescriveva che un giudice o il Dipartimento di giustizia avesse facoltà di ordinare la rimozione di un contenuto senza contradditorio, l’emendamento Fava stabilisce addirittura l’ordine possa essere impartito da privati, sula base di affermazioni personali.
Molti commentatori della rete si sono già pronunciati sull’inquietante aspetto di “privatizzazione della giustizia” che una simile legge comporterebbe, e sulla minaccia che le norme come il SOPA rappresentano per la libertà della rete. Alcune tra le più importanti associazioni per i diritti digitali hanno annunciato la volontà di dare battaglia alla proposta in concomitanza col suo arrivo parlamento.
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