Il controllo dei dati contenuti nel fascicolo sanitario elettronico è stato al centro dell’intervento al convegno del Dott. Giancarlo Pizza, presidente dell’Ordine dei Medici di Bologna e fondatore insieme al Prof. Moruzzi del CUP. Il presidente ha ricordato che i doveri del medico in materia di privacy sono stringenti. Il segreto professionale, com’è noto, è uno dei cardini della deontologia medica, ed è quindi ovvio che un professionista del campo guardi con sospetto l’introduzione di uno strumento che mette i dati nella condizione di essere scambiati e controllati con facilità. Secondo il Dott.Pizza la dematerializzazione è un passo fondamentale che non può tuttavia essere fatto senza garanzie, anche in considerazione del peso economico non indifferente a carico del sistema paese.
L’aspetto economico del processo di digitalizzazione è stato anche al centro dell’intervento del Prof. Marco Roccetti, Ordinario di informatica dell’Università di Bologna. I dati raccolti dai servizi di pubblica utilità sono una risorsa che al momento non è sfruttata. La pubblica amministrazione si concentra troppo sullo sviluppo di nuovi software specifici piuttosto che sulla vera ricchezza rappresentata dai dati degli utenti. Il web attualmente offre già le piattaforme per effettuare pagamenti, creare comunità, condividere informazioni. Se la PA si appoggiasse a questi servizi, potrebbe concentrare le sue risorse sulla gestione e lo scambio dei dati. Il Prof. Roccetti ha anche ricordato che prima di introdurre l’ICT nella pubblica amministrazione sarebbe importante ripensare la struttura dei servizi in termini di trasparenza, efficienza e responsabilità. È fuorviante infatti pensare all’ICT come a una rivoluzione di un sistema pre-esistente, in quanto si tratta solo di un’evoluzione tecnologica. Per prima cosa sarebbe dunque preferibile agire sul contesto legislativo, culturale e sociale.
Il Dott. Giorgio De Rita, direttore generale di DIGIT.Pa ha accolto le proposte del Prof. Roccetti puntualizzando la situazione attuale dei lavori dell’Agenda Digitale. È vero che il contesto sociale conta di più dell’introduzione di nuovi sistemi informatici, ed è indubbio che la PA fatica ancora molto a coordinare la raccolta dei dati, per la mancanza di regole di base condivise. In particolare, i punti di interconnessione fra le reti sono cruciali e di difficile regolarizzazione. Contemporaneamente, il mondo tecnologico è in continua evoluzione, e non appena esce un tentativo di regolamentazione, diventa subito obsoleto. Non si può quindi aspettare di avere un quadro chiaro per iniziare a lavorare sui servizi per i cittadini. Occorre avere una visione di sistema ma è soprattutto necessario agire subito , lavorando sugli elementi di base, fra cui la privacy.
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