Il Tribunale dell’Unione Europea ha bocciato il ricorso della Microsoft concedendole però una lieve riduzione dell’esorbitante sanzione pecuniaria inflitta nel 2008.
La compagnia americana era stata sanzionata dalla Commissione Europea alla Concorrenza nel 2004, allora presieduta dall’attuale premier italiano Mario Monti, per reiterato abuso di posizione dominante e violazione della normativa antitrust. All’azienda di Redmond veniva contestato lo sbarramento di accesso alle informazioni di interoperatività di alcuni suoi protocolli server. La Commissione aveva quindi ordinato alla Microsoft di garantire l’accesso indiscriminato a tali informazioni agli altri operatori del mercato.
La richiesta tuttavia è stata soddisfatta solo in parte. La compagnia fondata da Bill Gates ha infatti permesso l’accesso alle informazioni dietro pagamento di esorbitanti tassi di remunerazione. Nel 2008, la Commissione è nuovamente intervenuta sancendo “la natura irragionevole” di tali percentuali e infliggendo così una nuova sanzione alla compagnia americana. Applicando la facoltà di imporre alle aziende in violazione delle leggi antitrust una multa fino al 10% del relativo fatturato annuo, la Commissione ha imposto alla Microsoft il pagamento della cifra, allora record, di 899 milioni di euro.
La sentenza del Tribunale dell’Unione Europea, che ha confermato la decisione del 2008, ha ora mitigato di poco la sanzione riducendola di “appena” 39 milioni di euro. L’alleggerimento è stato accordato in relazione ad una sorta di ambiguità comunicativa, derivata da una lettera inviata dalla Commissione Europea alla Microsoft nel 2005 che autorizzava quest’ultima ad applicare alcune restrizioni sulla distribuzione di alcuni prodotti open-source sviluppati dai suoi concorrenti, sulla base di alcuni brevetti non registrati.
Naturalmente, i portavoci dell’azienda di Redmond hanno espresso il loro rammarico per la decisione del Tribunale dell’Unione, tuttavia non hanno ancora annunciato la probabile intenzione di procedere con un ricorso in appello alla Corte di Giustizia Europea.
Aggiungi commento