Pubblicato il sesto rapporto sulla trasparenza di Google, la mappa delle richieste effettuate dagli enti governativi di tutto il mondo al fine di ottenere dati degli utenti o la rimozione di contenuti online. Anche questa volta, i risultati e le statistiche sono aggiornati con cadenza semestrale (a partire dal 2009) e disponibili sul blog ufficiale di Mountain View.
I dati forniti del primo semestre 2012 evidenziano una crescita delle richieste di intervento per l’esibizione dei dati personali: 20.238, quasi 2000 in più rispetto al semestre precedente (18.257). Primeggia in questa particolare classifica il governo degli Stati Uniti, con 7.969 richieste (accolte nel 90% dei casi), seguito da quello indiano (2319) e con Brasile, Francia, Germania e Inghilterra attestati intorno alle 1500 domande. L’Italia ha avanzato 841 interrogazioni, per 1054 account specificati, parzialmente o totalmente accettate nel 34% dei casi.
Le istanze di rimozione di contenuti registrano il massimo storico: 1.700 richieste per la rimozione di 17.746 contenuti presenti online. In evidenza le richieste da parte della Turchia (148 per 426 contenuti video, con incremento del 1,013%,), del ministero degli interni russo (161 video ritenuti estremisti ed oscurati per la sola Russia), e del Regno Unito (con un aumento del 98% rispetto l’anno precedente). Il governo italiano ha inoltrato 18 istanze di rimozione per effetto di disposizioni giudiziarie e richieste da parte delle forze di polizia – nella maggioranza dei casi per diffamazione. Prosegue la lieve decrescita delle richieste rispetto alle 69 del primo semestre del 2010.
In occasione della pubblicazione del rapporto sulla Trasparenza, l’analista Dorothy Chou ha osservato dalle pagine del blog di Google come la tendenza evidenzi l’aumento della sorveglianza governativa, ma con numeri decisamente parziali, considerata la quantità di aziende che operano su internet e nel settore delle telecomunicazioni. L’incremento è il segnale di una maggiore attenzione posta per questioni prettamente politiche (come nei casi più eclatanti di Cina, Turchia e Gran Bretagna), nonché della molteplicità di interpretazioni e comportamenti dei singoli governi in materia di Privacy, sicurezza e copyright.
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