Un recente caso di diffamazione nel Regno Unito ha portato all’attenzione generale la questione della responsabilità degli utenti che diffondono sulla rete notizie non verificate. Al centro del mirino la diffusione di un’accusa di pedofilia ad un politico inglese.
Il politico britannico Robert Alistair McAlpine, coinvolto erroneamente in un falso scoop sulla pedofilia, ha manifestato l’intenzione di portare in tribunale ben 10.000 utenti di Twitter per aver diffuso false notizie sul suo conto.
Il 2 novembre 2012 la celebrità di McAlpine su Twitter è aumentata vertiginosamente in seguito alla puntata di un programma di inchiesta della BBC che aveva fatto riferimento a un noto politico coinvolto in un caso di pedofilia. In base alle informazioni contenute nel programma televisivo molti utenti di Twitter hanno individuato in McAlpine il responsabile dei crimini riportati.
In seguito ad un’inchiesta del Guardian, è emerso che il politico era stato vittima di uno scambio di persona dovuto ad un caso di omonimia. Il quotidiano inglese ha ricostruito il travisamento delle informazioni che ha portato alla gogna mediatica di McAlpine individuando una possibile responsabilità sulla diffamazione da parte della BBC.
Gli avvocati di McAlpine hanno quindi chiesto un risarcimento per l’azione di diffamazione compiuta nei confronti del loro assistito. La BBC si è accordata con i legali del politico per un risarcimento di 185000 sterline per i danni procurati il seguito al filmato mandato in onda il 2 novembre. Ma i legali hanno stilato una lunga lista di persone chiamate a risanare la reputazione del politico, inclusi gli autori di 1000 tweet e i 9000 che hanno ripreso e diffuso quegli stessi messaggi. Per quanto riguarda i titolari di account con meno di 500 followers la richiesta è limitata a una nota di scuse accompagnata una multa simbolica pari a 5 sterline da devolvere in beneficenza, per gli utenti più popolari invece gli avvocati di McAlpine hanno accennato a “provvedimenti più seri”.
“Ovviamente voglio risanare la mia reputazione” ha dichiarato McAlpine, “ma ho anche capito – essendo tutto questo capitato a me – quanto velocemente na presunta notizia possa raggiungere migliaia e migliaia di persone e divenire accreditata”.
Sulla rete non sono mancate le polemiche sull’iniziativa contro gli utenti di Twitter. Diversi commentatori hanno infatti sottolineato come nel tentativo la querela contro 10.000 utenti di Twitter possa sortire l’effetto opposto rispetto a quello dichiarato di “risanare la reputazione” del politico.
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