Pubblicate le motivazioni della sentenza di secondo grado del caso Google vs. Vividown, conclusosi con l’assoluzione di Google dall’accusa di violazione della legge sulla privacy.
Com’è ormai noto, quello che può essere considerato il più noto caso italiano in materia di diritto su Internet si è concluso con l’assoluzione di Google.
Lo scorso dicembre la Corte d’Appello di Milano, ribaltando la precedente sentenza, ha assolto con formula piena i tre dirigenti di Google, David Drummond, George De Los Reyes e Peter Fleischer, perché il fatto non sussiste.
Nel 2010, i tre manager erano stati condannati dal tribunale di Milano a sei mesi di carcere a causa della diffusione su Google video di un filmato in cui un ragazzino disabile veniva umiliato dai compagni di classe. Il giudice di primo grado aveva ravvisato nella vicenda una responsabilità della dirigenza di Google a causa della vaghezza delle indicazioni in materia di privacy che Google Video riserva agli utenti che praticano l’upload degli audiovisivi.
Le motivazioni della Corte d’Appello, pubblicate il 27 febbraio 2013, individuano tuttavia la responsabilità del trattamento dei dati nell’uploader del video e non nella piattaforma di hosting. Pertanto la violazione non sarebbe in capo a Google, ma ai responsabili della pubblicazione online del video (nello specifico, una studentessa minorenne di Torino).
Per un’analisi dettagliata delle motivazioni della sentenza si rimanda al post della Prof. Giusella Finocchiaro. Le motivazioni della sentenza sono disponibili QUI.
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