Sono state rese note le motivazioni della sentenza che ha condannato a nove mesi di reclusione e 20mila euro di multa il blogger gestore della pagina “Cartellopoli.com”, un blog di denuncia sulle irregolarità nelle installazioni di cartelloni pubblicitari a Roma.
Il 9 gennaio 2013 il Tribunale di Roma ha riconosciuto colpevole di “istigazione a delinquere e apologia di reato” Massimiliano Tonelli, autore e gestore di “Cartellopoli.com” e della relativa pagina Facebook. Il blogger era stato denunciato nel 2010 da una ditta di impianti pubblicitari che sosteneva che il sito incitasse al vandalismo contro i cartelloni ed era stato subito oscurato dalla magistratura (oggi è visibile al nuovo indirizzo Cartellopoli.net).
A quanto si apprende, la condanna, emessa dal giudice monocratico Laura Fortuni, si è basata principalmente sui commenti postati da terzi sul blog e sulla pagina Facebook che invitavano ad agire contro i cartelloni abusivi e ad organizzare iniziative di protesta. Secondo quanto riportato dalla stampa, infatti, nelle motivazioni della sentenza il giudice ha sostenuto: “Pacifica essendo la responsabilità esclusiva in capo all’imputato per la gestione del blog (…) e dunque anche per il contenuto dei messaggi in esso pubblicati, è indifferente che si tratti di contenuti riferibili direttamente al T. o ricevuti da altri utenti, essendo stato comunque il primo a curarne l’inserimento e la conseguente divulgazione al pubblico” e “L’affermazione del T di non controllare il contenuto dei messaggi ricevuti prima di pubblicarli è priva di rilievo ai fini che qui interessano, sia perché formulata in termini assolutamente generici, sia perché la qualità dei contenuti di analogo tenore pubblicati sul blog nel corso del tempo è tale da rendere inverosimile che l’imputato potesse averne ignorato o male interpretato il contenuto”.
Per il giudice Fortuni “devono censurarsi tutti quei comportamenti che travalicano dalla legittima critica e denuncia trasmodando nell’incitamento all’azione diretta, ai fini di una sorta di giustizia fai da te sul presupposto, peraltro di dubbio fondamento, che i danni inferti ripetutamente alle imprese pubblicitarie possano determinare la cessazione delle installazioni pubblicitarie”.
Secondo la denuncia sarebbero state centinaia le azioni vandaliche contro gli impianti pubblicitari della Capitale “consistite in un crescendo di offensività, nell’imbrattamento dei cartelloni con vernice spray e, successivamente, nel danneggiamento delle comici e nello smontaggio ed asporto delle plance pubblicitarie”
La sentenza ha raccolto dure critiche da parte di alcuni commentatori dei diritti civili in rete secondo cui la decisione del Tribunale di Roma rappresenta un precedente pericoloso per la libera circolazione dei contenuti sul web perché prevede un profilo di responsabilità sui contenuti, non solo di carattere diffamatorio, pubblicati da terzi.
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