La relazione del Garante per la protezione dei dati personali al Parlamento ha ripreso molti temi di grande interesse: la rilevanza della trasparenza, l’importanza del diritto di cronaca, il necessario bilanciamento tra esigenze di indagine e diritto all’anonimato.
Il Garante ha avviato iniziative ad hoc in materia di indagini giudiziarie e ha ribadito l’esigenza di un coordinamento fra i legislatori: in estrema sintesi. il diritto di internet non può essere un diritto nazionale.
Due gli spunti che hanno maggiormente attirato la mia attenzione:
1) Revisione delle misure di sicurezza. Si sta considerando di rivedere le norme in materia di sicurezza. In sostanza, l’allegato B al Codice, disciplinare tecnico in materia di sicurezza. Tali norme paiono oggi inadeguate, non essendo state pensate per un mondo in cui internet è protagonista, basti pensare al cloud computing.
2) Gli algoritmi non sono neutrali. “Trasparenza totale”, ha affermato il Garante “non significa verità”. “Gli algoritmi non sono neutrali” e si rischia di trovare in rete una visione parziale e distorta del mondo, ciò che gli algoritmi ci fanno vedere, che non necessariamente è la realtà.
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