La sicurezza in materia di archiviazione di dati personali è nuovamente al centro di un fatto di cronaca. Dagli Stati Uniti giunge la notizia di un furto di dati ai danni di una compagnia di noleggio di limousine e auto di rappresentanza: si parla di oltre 850.000 clienti coinvolti, tra cui molte personalità di spicco del mondo della finanza, della politica, dello spettacolo e dello sport.
Il magnate Donald Trump, l’attore Tom Hanks e la star della NBA LeBron James sono alcuni dei personaggi famosi i cui dati personali e finanziari sono stati trafugati nell‘attacco hacker contro CorporateCarOnline, società americana specializzata nel noleggio online di auto di lusso.
Il furto è stato scoperto grazie al ritrovamento dell’archivio dei dati personali sugli stessi server che ospitavano il “bottino” trafugato alcune settimane fa alla compagnia Adobe, che comprendeva il sourcecode di alcuni applicativi di Acrobat e ColdFusion, e all’agenzia di stampa americana PR Newswire. Il ritrovamento fa quindi pensare che lo stesso gruppo di hacker si celi dietro a tutti e tre gli attacchi.
L’archivio di CorporateCarOnline contiene i dati di 241.000 carte American Express delle tipologie ad alto limite di spesa o senza limite, oltre a una quantità di informazioni sulla ultra-benestante clientela della compagnia, tra cui gli indirizzi e gli itinerari di viaggio. Un vero e proprio tesoro di informazioni per cyber-criminali, per compagnie concorrenti, ma anche per i giornalisti di tabloid, che esplorando l’archivio potrebbero trovare rivelazioni imbarazzanti sulle abitudini dei personaggi coinvolti.
Una curiosità: il magazine sulla sicurezza online che per primo ha riportato la notizia, e che ha dato l’allarme sui possibili utilizzi illeciti da parte dei tabloid, ha pubblicato una lista dei dettagli informativi ritrovati sul server legati a ciascun personaggio famoso. Paradossalmente, la pubblicazione di queste informazioni, sulla cui liceità ci interroghiamo, sembrerebbe essere uno dei pericoli da cui lo stesso articolo mette in guardia. QUI il link al magazine.
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