I Garanti per la protezione dei dati personali della rete internazionale Global Privacy Enforcement Network (GPEN) hanno chiesto alle piattaforme di distribuzione di app di obbligare gli sviluppatori ad informare gli utenti, prima che questi scarichino le app, sugli eventuali dati personali che verranno raccolti e sul loro uso.
Il Garante per la protezione dei dati italiano insieme ad altre 23 Autorità internazionali ha sottoscritto una lettera aperta ai gestori di 7 app marketplaces sollecitandoli a mettere a disposizione degli utenti una informativa sull’utilizzo dei dati personali prima del download.
Il 9 dicembre 2014 la lettera è stata inviata a Apple, Google, Samsung, Microsoft, Nokia, BlackBerry e Amazon.com.
“Le app ci semplificano la vita” ha commentato il Presidente del Garante privacy Antonello Soro “ma ad esse concediamo di accedere, troppo spesso inconsapevolmente, ad un numero sempre più ampio di dati personali anche molto importanti: non solo la rubrica telefonica o le foto, ma anche la posizione geografica, oppure, come nel caso delle app a carattere medico, dati sanitari. Il rischio è un monitoraggio digitale permanente al quale ci stiamo via via assuefacendo”.
La decisione di pubblicare la lettera aperta segue l’indagine promossa dal GPEN lo scorso maggio, i cui risultati hanno evidenziato che molte delle app più scaricate richiedono l’accesso ad una gran quantità di dati ma senza spiegare adeguatamente per quali scopi.
In particolare, su un totale di oltre 1200 applicazioni analizzate in tutto il mondo, tre quarti delle app prese in esame chiedono uno o più consensi, generalmente per quanto riguarda dati di localizzazione, ID del singolo dispositivo, accesso ad altri account, alle funzioni di videoripresa ed alla rubrica.
Nel 59% dei casi è stato difficile per le autorità reperire un’informativa privacy prima dell’installazione. In molti casi sono ben poche le informazioni disponibili prima del download sulle finalità della raccolta o sull’utilizzo successivo dei dati, oppure si fornisce un link ad una pagina web contenente un’informativa privacy che non corrisponde alle specifiche dell’app.
Solo il 15% delle app sono dotate di un’informativa privacy realmente chiara. Nei casi migliori le app offrono spiegazioni succinte ma comprensibili di ciò che l’app farà o non farà con i dati raccolti sulla base dei singoli consensi.
Il testo della lettera aperta è stato pubblicato, in inglese, sulla pagina web del Garante Privacy.
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